Scrivere della morte di Luciano De Crescenzo dopo quella di Andrea Camilleri non è semplice. Sono stati due personaggi diversi, ma non troppo. Entrambi erano figli di due isole: la Sicilia e Napoli. Perché la Napoli di De Crescenzo, quella di Bellavista è, appunto, un’isola. Lui diceva sempre che è l’unica città che non può essere copiata da nessun’altra città al mondo, nel bene e nel male. E aveva ragione. Lui ci ha trasportato con ironia, arguzia e sagacia dentro una città non più milionaria e barocca e neppure violenta come quella da disegnata da Roberto Saviano, ma dentro una Napoli fatta di piccole cose e di mille trovate. De Crescenzo più che vicino a Camilleri è accanto a Massimo Troisi. Hanno avuto la stessa visione di una Napoli poetica, dolce, amara e da amare. Quella Napoli che ha nei palazzi il portiere, il sostituto portiere e il sostituto del sostituto portiere. La Napoli che ha i parcheggiatori abusivi autorizzati dagli abusivi, la Napoli che festeggia sempre e a prescindere con milioni di botti il 31 dicembre, la Napoli dei disoccupati ma non proprio, degli emigranti ma non troppo. Quella Napoli che, probabilmente non c’è più. De Crescenzo è stato un ottimo scrittore (anche lui, come Camilleri, poco amato dai critici letterari) un bravissimo sceneggiatore e anche un discreto attore. Ha collaborato con Renzo Arbore, ha pasticciato la fantasia di molti e ci ha raccontato una città unica e irripetibile. Ricordo sempre una frase del suo film “La Napoli di Bellavista”, quando la signora napoletana redarguisce la ragazza di colore rimasta in cinta: “Certo che voi del sud fate sempre i figli”. Meritava il premio oscar perché c’è sempre qualcuno più a Sud di qualcun altro. De Crescenzo lo sapeva e lo sapeva raccontare. E’ bello pensare che i due eterni ragazzi (Camilleri e De Crescenzo) possano discutere da qualche parte di miti greci e di presocratici, magari rompendo i cabasisi a qualcuno e ridendo insieme a Massimo Troisi che alla famosa domanda “ricordati che devi morire”, serioso risponde: “Mò me lo scrivo”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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