Dove eravamo rimasti? Ah sì, Nanduccio. Non devo sedermi accanto a Nanduccio perché Nanduccio è rattuso e io mi siedo accanto a Nanduccio. Accade sovente che, quando una donna entra in un posto in cui ci siano solo uomini, questi, qualunque sia la loro età, smettono di parlare, si guardano tra di loro e iniziano poi, ognuno per conto proprio, a studiare il nuovo “oggetto”. Credo sia questa la sola circostanza in cui un pene-dotato riesca a fare più cose contemporaneamente. Dunque, mi sono seduta. Loro non sanno che io già so e si sparano le pose. Uomini di mondo, in viaggio da Pompei a Poggiomarino. Senza badanti e con pensioni (il contrario, oggi come oggi, è impensabile). Il meno interessato, forse, è Pasquale. Sì, Pasquale, quello che non ne vuol sapere di dimagrire nonostante il colesterolo, quello ‘nu poco grosso. Ora, non per peccare di presunzione, ma pure se si fosse seduta una di quelle bonazze da paura, Pasquale non avrebbe battuto ciglio. Sono le due passate, s’è fatta ‘na certa ora, il cristiano ha dovuto seguire la consorte per santuari e madonne, lo stomaco gli si sarà aperto, il treno sta viaggiando con ritardo, la pentola per la pasta è ancora lontana. Le forze vanno parcellizzate. Insomma, a parte una rapida occhiata alle mie cosce quando mi sono seduta e la minigonna si è mutandizzata, Pasquale non mi caca proprio. “Fa freddo, è vero, signuri’?” esordisce Carminiello, quello secco. (Bravo Carminie’, l’argomento meteo fa sempre la sua porca figura. Come dire… rompe il ghiaccio, mò ce vo’) “Ma quale fridd, Carminie’, chella ‘a signurina è giovane e tene ‘o fuoc!” (Eccolo! Non ha perso tempo, Nanduccio, siamo già sull’hot andante). Sorrido. Rincalza. Fa notare all’amico che ho la gonna, quindi non posso avere freddo, e che ho i capelli ricci, quindi non posso non avere caldo. “Sapete, signuri’… Quello il riccio è ten ta to re! È come la coda del diavolo, ar ric cia ta”. Penso che anche la coda della scrofa è come un ricciolino, ma ho la prontezza di fermarmi in tempo dall’esternare il mio pensiero associativo. Avrei fatto un autogol imperdonabile. Dalle corna del diavolo ci ritroviamo a dire delle corna che Nanduccio ha messo alla moglie. Per alcuni pene-dotati (ma va bene anche palle-privati) le corna agite sono un vanto, un argomento di cui dire al bar dal flipper al tressette, dipende dalle età. “… ma la moglie è sempre la moglie e quella buonanima di Michelina mia…” (Uggesù, ha detto buonanima??? La moglie è viva nel vagone accanto e lui ha detto buonanima??? Uggesù. Ucchellabbellamaronnaepumpeje) “Uh, e da quando?” chiedo dispiaciuta ma solo per finta. Persino Pasquale si ridesta, si distoglie dal pensiero del piatto di pasta e si fa attento. Ma Nanduccio non vuol parlare di cose tristi, gli è partito il diretto, dice che sono troppo fresca, che c’ho un sorriso troppo bello, ma bello assaje, che se lui avesse trent’anni di meno io sorriderei ancora di più, che sono un miracolo, che io potrei essere il suo di miracolo. E io che sono una donna buona, io il miracolo a Nanduccio gliel’ho fatto. Dal loro vagone le donne si stavano preparando per la fermata. Io gli ho indicato Michelina. Io gli ho resuscitato la buonanima a Nanduccio. Sipario.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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