Ci siamo incontrati nella sala d’attesa, dal veterinario. Lui ha portato in braccio il suo bastardino dal pelo disordinato, di una razza che non saprei dire, avvolto in un plaid rosso. Dalla coperta spuntavano certi ciuffi spessi e dritti, come le pettinature dei cantanti punk. Il cagnetto stava con la testa dritta all’insù e guaiva: “Ha due vertebre staccate”, mi ha spiegato Lui, senza spostare gli occhi pietosi dalla bestiola. “Ho pagato 150 euro per queste visite, ora mi hanno consigliato di portarlo a Sassari per una risonanza e poi, forse, ci vorrà un’operazione. Ma servirà a qualcosa? O sarà solo altra sofferenza? Ormai sta sempre sul divano e non mangia più. Io ho uno stipendio da operaio”. Ho capito che aveva bisogno di confidarsi con qualcuno, fosse stato anche uno sconosciuto come me. Aveva bisogno di sentire da qualcuno che la sofferenza inutile non ha senso, aveva bisogno di dividere una decisione per non farsela cadere con tutto il suo peso sulla testa. E io gli ho detto quel che voleva sentirsi dire.
Allora ha troncato la conversazione con me e ha avviato un discorso col cane, occhi negli occhi. “Bisogna che ragioniamo seriamente io e te, non voglio vederti soffrire”. Lo stava preparando alla morte. Ho letto, nel volto di quest’uomo, paura, colpa e dolore, un confondersi di sentimenti laceranti di fronte alla porta di una decisione. Come un alpinista che debba abbandonare sulla via della vetta il compagno di scalata che non ce l’ha fatta.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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