Mi sento sardo non quando vedo la foto di Gigi Riva o quella del Cagliari dello scudetto, non quando vedo la statua di Eleonora e nemmeno leggendo Gramsci o ascoltando i comizi di Berlinguer.Io ho un mio modo particolare di sentirmi sardo che mi punge ogni volta che transito sulla 131 dcn all’altezza di Siniscola.
Io mi sento ferito nell’orgoglio di sardo quando mi si para davanti agli occhi quello sfregio scuro aperto sulla roccia chiara del Montalbo.E ogni volta mi chiedo come sia stato possibile, solo cinquant’anni fa, accettare e autorizzare l’attacco dei cavatori ad un grandioso monumento della natura, permettere che il suo profilo ne venisse irrimediabilmente deturpato.Chissà se Piero Angela sarebbe riuscito a spiegare questo blackout delle coscienze.
E oggi mi chiedo come sia possibile che questo attentato al patrimonio della Sardegna passi quasi inosservato, senza suscitare scandalo: in rete, oltre ad una bella inchiesta firmata da Paolo Merlini per La Nuova Sardegna, una decina d’anni fa, non si trova praticamente nulla. Si annunciava allora il risanamento di quel disastro piantandoci sopra degli alberi, ma a me sembra che quel buco nella montagna sia rimasto tale e quale a come sempre l’ho conosciuto.
Io mi sento sardo più per queste schifezze che non quando trovo l’Ichnusa nella carta di un bar sulle Ramblas o la locandina di Banditi ad Orgosolo in una bottega di Montparnasse.È uno strano modo di alimentare il mio sentimento identitario, lo so. Ma quell’affronto alla montagna lo sento come un insulto a me e me ne sento responsabile come singola parte di una comunità, anche se è a cento chilometri da casa mia.Se lo vedessi, lo stesso sfregio, in una qualunque altra montagna del mondo no, non ne avrei lo stesso senso di colpa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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