Oggi la Macchina del Tempo torna a un paio di 29 luglio di molti anni fa. Dice, ma oggi è il 27. E cosa ci volete fare? Alla Macchina in retromarcia sono partiti i freni ed è slittata di due giorni. Il primo 29 luglio è quello del 1883, quando nacque Benito Mussolini. Me ne fotte poco. Quello che mi interessa è il 29 luglio del 1944, perché in quel giorno, anzi, in quella notte afosa, morì improvvisamente in galera Angelo Misuraca, un signore che sino a pochi mesi prima era il più grande, ammirato e potente architetto di Sassari. Incarcerato nel dicembre del 1943 per avere tentato di rifascistizzare una Sardegna che faceva parte del Regno del Sud di Badoglio e Vittorio Emanuele, Misuraca morì inaspettatamente, stranamente e proprio nel giorno del compleanno di Mussolini, nella sua cella del carcere di Oristano, affollato di fascisti sardi che avevano cospirato per passare alla Repubblica di Salò. I detenuti politici fascisti li avevano concentrati tutti lì perché era il più libero da “comuni”, dato che a Oristano c’era un basso indice di criminalità. Tra questi prigionieri neri, anche il ragazzo Antonio Pigliaru, che con un bel po’ di anni di galera pagò la sua coerenza di fascista, poi in un tormentoso, splendido processo esistenziale diventò il più grande intellettuale sardo democratico del Novecento insieme ad Antonio Gramsci. Visto che storie sono finite o solo passate in quella galera campidanese? Ma quella di Misuraca ha un pizzico in più di mistero che – magari sarò troppo dietrologo – a me mi ensorcelle umbé, come direbbe Josephine Baker. Pensate che quasi nessuno conosceva l’esistenza di questo architetto che ha dipinto il volto della Sassari degli anni Trenta, cioè quella che in gran parte esiste ancora. E non è una brutta fetta di città. Fidatevi, se non altro perché ve lo dice uno che quando sente parlare di fascisti gli vengono i tic in faccia come al commissario Dreyfus nella Pantera Rosa quando gli nominano l’ispettore Clouseau. Nei suoi edifici pubblici e privati e nei suoi quartieri c’è il meglio delle correnti europee di quel periodo e molto poco del monumentalismo di regime. Singolare personaggio, Misuraca: spirito culturalmente piuttosto libero, intelligente, aperto al mondo, mite ed educato ma fascista sino al midollo. Quando l’architetto urbanista Sandro Roggio, l’editore Alberto Pinna (Edes) e io mettemmo mano al libro di Mario Pintus su Misuraca (la foto in alto di Misuraca è tratta da questo volume), l’autore era già gravemente malato. Se n’è andato poco tempo fa e al suo funerale ho scoperto che non aveva solo noi come amici ma anche alcune altre centinaia. Mario non era più in grado di seguire i lavori e ci aveva in pratica lasciato un manoscritto su un fantasma. La sua importante scoperta consisteva nel fatto che questo Misuraca, pressoché sconosciuto, aveva realizzato importantissimi edifici e progettato quartieri di espansione urbana. Ma nonostante questo non compariva in saggi e storie su Sassari dove architetti e ingegneri infinitamente meno significativi facevano da padroni. Inoltre si ignorava quando fosse arrivato a Sassari e da dove venisse e si sapeva soltanto che era scomparso dalla città nel 1944. Io pensai subito che il periodo era fatidico, cioè i mesi dopo l’8 settembre del ’43, quando i tedeschi lasciarono la Sardegna e in una rapida conversione più o meno democratica i nuovi poteri istituzionali fedeli al Re fuggito nel Meridione cominciarono ad arrestare i pochi fascisti rimasti fedeli alla loro idea anziché cambiare casacca e continuare a fare carriera e soldi. “Che tra questi non ci fosse anche Misuraca?”, cominciai a chiedermi. In fondo doveva pur essere uno fedele al Regime, anzi, un pezzo grosso, con quell’iradidio di roba pubblica e privata che gli avevano commissionato. Ma nei libri di storia comparivano soltanto due ondate di arresti per cospirazione fascista a Sassari. La prima il 3 dicembre del 1943, quando finirono a San Sebastiano e poi nel carcere di Oristano diciotto persone tra le quali gli ex federali Martino Offeddu e Antonio Maccari. L’altra nel marzo del ’44: e andarono in galera undici fascisti, compreso il giovane Antonio Pigliaru. Sfuggì alla cattura Ugo Mattone, che diventerà uno dei più grandi scrittori per il cinema con lo pseudonimo di Ugo Pirro. Spulciammo anche i quotidiani dell’epoca, L’Isola e L’Unione Sarda, ma trovammo notizie soltanto di questi due episodi. Sino a che non ricevemmo una telefonata dall’Archivio Storico comunale di Sassari: era stata rinvenuta la scheda anagrafica di Misuraca. Data e luogo di nascita, data del trasferimento a Sassari e, finalmente, data e luogo di morte: Oristano 29 luglio 1944. E cosa ci faceva a Oristano? Perché è andato a morire lì? Poi tutto è venuto in discesa. Ho riaperto la biografia di Pigliaru scritta da Mavanna Puliga e ho avuto conferma che anche lui era stato detenuto a Oristano. Quasi contemporaneamente abbiamo avuto conferma dal gentilissimo Pier Luigi Farci, direttore del carcere di Massama, quindi detentore dell’archivio del vecchio carcere di Oristano e per nostra fortuna appassionato di storia, che Misuraca era morto proprio lì. Ufficialmente per “paralisi”. E poi, in poche settimane, si sono snebbiati più di settant’anni di misteri e di damnatio memoriae. All’archivio di Stato di Cagliari abbiamo trovato gli atti del processo, in Toscana abbiamo trovate le tracce della moglie di Misuraca, Eugenia, e persino il diario di questa coraggiosissima donna. Insomma, siamo stati in grado di pubblicare un informatissimo, affascinante e sorprendente libro dal titolo L’architetto in camicia nera che, se vi interessa scoprire i particolari di questo pezzo di storia fino a ora sconosciuta di Sassari e della Sardegna, trovate in libreria. Ma ora, in questa Macchina del Tempo, vi parlo soltanto dei misteri che, ve lo confesso, questo libro non chiarisce e che a me sono rimasti a volteggiare come mosconi dentro la capoccia. 1)Perché questa cancellazione dalla memoria scritta e orale? Non c’è traccia esauriente di Misuraca né sui libri, né sui giornali dell’epoca dei fatti, né nei racconti e negli articoli di storici dell’urbanistica e dell’architettura sassarese che senz’altro lo hanno conosciuto personalmente nel periodo del suo splendore. 2) Perché nei giornali dell’epoca, pur tra mille censure, si dà notizia delle altre due ondate di arresti e non di quel 15 dicembre 1943 in cui un poliziotto che era spia dell’Ovra sino a cinque mesi prima, ora funzionario della polizia monarchica e antifascista, mette le manette all’ex potentissimo e cinquantenne Misuraca per avere cospirato insieme a due ragazzini “per riportare il fascismo in Sardegna”? Gli trovano persino due bombe a mano nascoste tra i disegni di palazzi e piazze e le altre carte della sua casa di via Michele Coppino. 3) Chi fu il ruffiano? Ho letto e riletto gli atti del processo, tra l’altro con l’occhio di un cronista che ha macinato anni di cronaca giudiziaria e mi sono fatto la convinzione che Misuraca fosse colpevole ma non ho trovato tracce accettabili dell’inizio indagini, della prima notizia di reato. Perché sono andati ad arrestarlo? C’era stata indubbiamente una delazione. Ma di chi? 4) La morte in carcere. Cosa vuol dire “morto per paralisi”? Strana e nebulosa causa che la moglie Eugenia conferma nel suo diario con parole che sembrano rivelare scettica rassegnazione e rabbia repressa. Eugenia era rimasta improvvisamente sola e in miseria, da donna agiata e anch’essa potente qual era. Forse era pericoloso o quanto meno controproducente manifestare sospetti persino nel privato del suo quadernino personale. Per ora l’unica mia convinzione è che il suo essere fascista e i vantaggi che indubbiamente ne aveva avuto Angelo Misuraca li abbia pagati infinitamente più di altri: tanti altri che per qualche mese si sono chiusi in casa per farsi dimenticare e, passata la tempesta, hanno ripreso in mano le redini della città di Sassari in una mirabile continuità tra Stato liberale, Fascismo e democrazia. E quindi, se le cose stanno così – e lo scoprirò – tanto di cappello a un fascista come Misuraca: lasciatevelo dire da un vecchio arnese di antifascista come il sottoscritto.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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