Sono andato subito a cercare quelle foto scattate nel giugno del 1989. Non le ho trovate. Chissà in quale maledetto cassetto sono finite. La mia prima volta a Parigi, la Tour Eiffel, l’Arco di Trionfo, les Champs Elysees, Les Invalides e lei, Notre Dame. Quella strana bellezza, quella contorta inquietudine che ti assaliva quando te la trovavi davanti: maestosa e severa, così lontana dalle nostre chiese, così diversa dalle nostre guglie, così grandeur e così magnificamente altezzosa. Come i francesi. Quella Senna che la sfiorava, quel buio cupo che ti assaliva al suo interno, quello stile gotico e figlio di piccoli sussulti. Vederla bruciare mi ha fatto male. Sono andati via, in un attimo, quei ricordi dei miei trent’anni, quella vacanza in auto dall’Italia, quelle serate parigine, umide e squisite. Quella ricerca di “escargots”, quella voglia di armagnac nei piccoli ristoranti dispersi nel quartiere latino. Quelle passeggiate lungo la Senna, quelle due torri di Nostre Dame ad accompagnarci dentro un momento altissimo di dolcezza. Quando ho visto quel fuoco e quella guglia cadere, quando ho capito che tutto stava crollando, son ritornato alla ricerca delle mie vecchie foto scattate con una reflex che nessuno utilizza più: la Yashima fx3. Così Notre Dame è sparita dalla mia vita: in un attimo, come un crollo improvviso, come una torre gemella che ha prima sussurrato e poi ha deciso di fuggire in quel nero di fuliggine e di ricordi. Così Notre Dame è scomparsa dalla mia vita. Proverò, domani, a trovare quelle foto, quel giugno del 1989 quando Parigi mi pareva immensa ed irraggiungibile, quando Parigi era Picasso e Victor Hugo, Napoleone e il centre George Pompidou. Quando Notre Dame mi accompagnava tra la Senna e la Tour Eiffel, quando tutti eravamo più giovani e più disponibili ai sogni. Quando tutto pareva indistruttibile ed eterno. Quando Notre Dame era Parigi. Ed oggi mi sento un po’ più solo. Tra cestini di ricordi e qualche rimpianto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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