Allora …
Bisogna dare fiducia a Maria Isabella Piga, la nuova direttrice del Servizio Lingua e Cultura della Sardegna, della RAS.
A prescindere…
A prescindere, perché non sappiamo niente di lei.
Sarebbe da stupidi condannarla in partenza.
Caso mai, bisognerebbe prendersela con Pigliaru Francesco, fu Antonio, e con l’Assessore alla cultura.
Hanno nominato un tecnico, che, più tecnico di così, si spacca, a dirigere il più politico dei servizi della RAS.
Una che di lingua ne sa quanto io ne so io di matematica o di ginecologia: il minimo indispensabile.
È molto improbabile che Maria Isabella Piga abbia un’opinione propria sulla lingua sarda.
Se ne ha una, molto probabilmente, sarà quella main stream, quella della borghesia compradora sardignola: quella di Pigliaru, per intenderci.
Ma in realtà non ne sappiamo nulla.
O, almeno io, non ne so nulla.
Di nuovo, Pigliaru ci mette davanti a un fatto compiuto, rispetto al quale lui sa tutto e non sappiamo niente.
Come nel caso delle trattative sulle servitù militari.
Dovremmo fidarci di lui.
E volergli bene, ovviamente.
E di riflesso, anche a Maninchedda.
E perché mai?
Se è vero che su Maria Isabella Piga non possiamo dire nulla, possiamo certamente dire che la decisione di Pigliaru e Firinu (dai, facciamo finta di crederci!) sia una decisione balzana.
Proprio per via della totale incompetenza di Maria Isabella Piga sulla questione linguistica.
Se liberarci da un impiegato regionale, che si era convinto di poter decidere da solo la politica linguistica della Sardegna è stato un gran bene, e se è giusto che la politica linguistica della Sardegna sia decisa dai politici democraticamente eletti e non da degli impiegati–succubi, tra l’altro, di tristi personaggi–questo non cambia nulla al fatto che Pigliaru che–a quanto si sa–non ha un’opinione precisa sulla lingua, abbia affidato un incarico così delicato a una persona, una matematica, che–a quanto si sa–non ha un’opinione precisa sulla lingua.
Se Pigliaru avesse un’idea precisa su come portare avanti la politica linguistica in Sardegna, sarebbe solamente normale mettere una dirigente “neutra” a coprire quella posizione.
Normalissimo e sano: il politico decide e il funzionario, esperto della macchina burocratica, esegue.
Ma vi risulta che Pigliaru abbia una qualsiasi idea rispetto a come intervenire sulla questione linguistica?
Domanda retorica, ovviamente.
Come si dice in olandese: il cieco che guida il paralitico.
Non si arriva lontano in questo modo.
Allora: delle due una.
a) Pigliaru è un incompetente.
b) Pigliaru è un nemico della lingua.
O non sa come andare avanti o non vuole andare avanti.
Io non sono in grado di trarre conclusioni, da qui, da Amsterdam.
Ma le domande le posso porre.
Altra domanda retorica: può un individuo che si è sempre rifiutato di imparare il sardo–“Non me l’hanno insegnato né a casa, né a scuola”: scuse da ritardati mentali–guidare la politica linguistica della Sardegna?
Secondo la matematica, 2+ 2 fa quattro.
Ma la matematica, posta a dirigere il Servizio Lingua, non ha un’opinione.
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