Continuiamo a chiamarli “misteri”, gli incredibili fatti che mostrano, oggi, fili e legami indecorosi fra lo Stato e apparati o sigle, gruppi eversivi e mafie che lo Stato stesso dovrebbe invece combattere.
Chiamiamo mistero le stragi, come quella di Piazza Fontana (12/12/1969) a Milano, la prima di una serie, l’atroce incipit di una strategia del terrore ben congegnata e bene occultata ma mai dismessa. Eppure, di misterioso, per questa strage restano solo i colpevoli, perché il resto della Storia lo conosciamo tutti. Tutti sappiamo oggi dei cerchi concentrici che hanno collegato -ed è più che pensabile che siano ancora meglio collegati e collegabili, ora- servizi segreti “deviati“(nazionali ed internazionali), gruppi eversivi di estrema destra e uomini dell’esercito, delle forze dell’ordine e delle istituzioni sino all’anello finale, la più recente Trattativa Stato/Mafia, dove il connubio, la convivenza fra controllati e controllori, fra onesti e disonesti, fra guardie e ladri diventarono ufficialità.
Lo descriveva bene Corrado Guerzoni (stretto collaboratore di Aldo Moro) nel 1995 alla Commissione Parlamentare Stragi. Che parlava di un “clima comune se non di un progetto“, fra apparati contrapposti nell’ideologia generale e nelle loro consegne, ma complici e contingenti nella realtà a piani eversivi tesi a minare la Democrazia e il Diritto come pilastri di un Paese. Coprire con il suono delle sirene le grida di dolore, un doppio dolore, quello di essere sfruttati e malpagati insieme a quello delle manganellate e dei calci e pugni che le divise distribuivano ed ancora distribuiscono in giro a studenti, operai o semplici cittadini che manifestano le proprie contrarietà. Abbiamo visto levare al cittadino il diritto di scelta, la preferenza di voto e riempire i luoghi della Democrazia di inquisiti ed inquirenti, condannati e giudicanti, di corrotti e corruttori che oggi nemmeno la Magistratura riesce più a sradicare. Nemmeno la Legge sa più quanto può esserne pervasa, da questi poteri che si annullano ma dove uno solo dei due agisce e decide, il peggiore.
Abbiamo un rappresentante del popolo italiano che si permette di tacere, di secretare fatti e circostanze di importanza vitale per tutti noi mentre mantiene il potere di decidere chi, senza suffragio alcuno, possa e debba guidare il Paese e portare a termine un progetto che, stranamente, continuiamo a chiamare “mistero” ma mistero non è, sono oltre vent’anni che lo vediamo scorrere, come in un film, sotto i nostri occhi.
Ecco perché non si deve assolutamente dimenticare, ecco perché -a distanza di 45 anni- ci si può benissimo rendere conto che quei fili sono ancora tutti collegati, più forti e sfacciati di prima ché tanto, chi ha creduto nei misteri ieri, oggi non crede più a niente, non si fida più manco di se stesso perché, siamo sinceri, un po’ di onestà ce la siamo giocata tutti, un po’ di mafia la abbiamo taciuta e coperta anche noi. Abituandoci e sopportando tutto questo, in silenzio, o lasciando che improbabili “Cavalieri dell’Apocalisse” imbracciassero per noi quelle cause per non portarle da nessuna parte, solo per guadagnarsi di che vivere per qualche lustro fra articoli e libri, fra plastici e vedute dallo spioncino, fra i fragori di una teatrale quanto vana protesta, da entrambe le parti. Quel sistema ha imparato persino ad essere Governo ed Opposizione insieme, a realizzare letteratura e fictions dalle sue gesta, a lucrare dai suoi stessi reati rendendoli “pubblici“.
Ed è così, che vincono, non chiamatelo Mistero, ché si vede tutto benissimo.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
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Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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