Billie Jean di Micheal Jackson è una delle canzoni più famose della storia della musica pop, nonché best-seller assoluto. Prodotta da Quincy Jones, fu pubblicata i primi di gennaio del 1983. L’hit fu inclusa nell’album Thriller, che ancora detiene il record assoluto di vendite. Il video, in particolare, consacrò definitivamente l’icona pop di Micheal Jackson, mostrando un artista totale, in grado di trasformare ogni gesto in arte, e di rendere una semplice canzone un opera multimediale di grande impatto emotivo. Micheal Jackson, infatti, non era solo un musicista e un autore, ma una sorta di artista eclettico, che assorbiva stili e gesti dalla cultura popolare e dalla strada, dal beatbox (l’arte di riprodurre strumenti musicali con la bocca) alla break dance, rielaborandoli in maniera assolutamente originale. Sulla fortuna di Billie Jean si è speso un fiume di parole, così come sulla sua genesi, in particolare sul personaggio della stalker che non si capisce bene se ossessionasse lui o un altro componente della famiglia di artisti a cui apparteneva. Quello che invece si intende ricordare oggi, con questa Macchina del Tempo, è quello che successe due mesi dopo, nel marzo del 1983. Infatti il successo travolgente di MJ spinse la famosa emittente musicale MTV a programmare il video di Billie Jean. Oggi la cosa sembra scontata. Ma all’epoca non lo era affatto. Infatti Billie Jean è stato il primo video di un artista di colore ad essere trasmesso da MTV. Sembra strano oggi, pensare che 20 anni dopo il grande discorso di Martin Luther King, ancora in America ci potessero essere queste discriminazioni, peraltro in un settore, quello musicale, che aveva da sempre visto le case discografiche “bianche”, sfruttare abbondantemente il talento dei musicisti neri, che fosse jazz, blues, o musica pop. In quell’occasione, la casa discografica di MJ, la potente CBS, minacciò il braccio di ferro, e di negare l’autorizzazione a tramettere i video dei suoi artisti bianchi. Un braccio di ferro molto rischioso, perché la promozione che garantiva la MTV era fondamentale per il lancio dei dischi. Alla fine la CBS la spuntò, e il video di Micheal Jackson fu trasmesso in tutto il mondo. Potenza dell’artista ma anche degli affari che gli stanno dietro. E così grazie a Billie Jean l’America fece un altro passo verso l’uguaglianza dei diritti e una democrazia compiuta. MJ è stato molto criticato, in seguito, per questa sua mania, piuttosto ossessiva, di togliersi di dosso le caratteristiche fisiche della negritudine. Follie dei grandi artisti, si dirà. Ma a molti è sembrato un desiderio di rinnegare la propria provenienza nera. Occorre dire, a questo proposito, che al contrario, nelle successive opere, Micheal Jackson ha sempre messo il evidenza le problematiche degli emarginati e delle persone di colore, e non è parso rinnegare la sua negritudine, sul piano artistico. In realtà non sappiamo quanto può aver sofferto il bambino Micheal nella sua infanzia, quali traumi e dolori, quali complessi può aver assorbito l’anima sensibile dell’artista. Oppure quali contraddizioni può aver vissuto, quel bambino famoso come enfant prodige fin da piccolo, e la sua negritudine. Cassius Clay Muhammad Alì ha sempre ricordato come un trauma il giorno che, tornato trionfante, nel 1960, dalle Olimpiadi di Roma, gli fu rifiutato il cibo da un rivenditore. Il percorso dell’umanità verso la libertà ha bisogno di persone come loro, icone popolari che hanno sfidato i pregiudizi con la forza del loro talento.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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