Surigheddu è una grande azienda agricola, ormai abbandonata. 1321 ettari di terreno alla quale si aggiungono le strutture della fattoria ormai fatiscenti, oggi di proprietà della Regione che oltre a denunciare i pastori che entrano con le bestie approfittando dell’abbandono, altro non riesce a farci. La sua storia parte verso la fine dell’800, ma è nel dopoguerra che riprende vigore, grazie all’acquisto di un facoltoso magnate milanese, Pietro Saronio, padrone della grande casa farmaceutica Carlo Erba. Le vicende dell’azienda, tuttavia, si mescolano ai tristi anni di piombo di quel periodo. Nel 1975 il giovane Carlo Saronio, figlio dell’imprenditore, fu rapito dai terroristi di Potere Operaio, decretando, in un certo senso, il disinteresse della famiglia per quella azienda, in quella terra lontana, forse anche per la assonanza psicologica con i sequestri. Carlo era un giovane timido, alto, magro e ingobbito, dedito allo studio e alla ricerca farmaceutica. Si era avvicinato agli ambienti di Potere Operaio fornendo qualche aiuto logistico ad alcuni amici ricercati, tra cui Carlo Fioroni. Carlo Saronio, come Gian Giacomo Feltrinelli, erano gente facoltosa, un po’ a disagio con i movimenti alternativi di ispirazione “comunista”. Saronio rispondeva spesso alle richieste di aiuto, contribuendo economicamente al movimento, ma entro certi limiti, non avendo una libertà completa al grande patrimonio familiare. Questo, forse, finì per indispettire e per ingolosire i suoi amici, che decisero di sequestrarlo, ingaggiando dei delinquenti comuni, per chiedere il riscatto. Ma qualcosa andò storto durante l’operazione, perché esagerarono con la sostanza chimica tossica che doveva stordire il giovane, che morì. La banda di rivoluzionari e di criminali, tuttavia, non si arrese, chiedendo cinicamente il riscatto alla famiglia, che venne alla fine delle trattative fissato in 470 milioni di lire, una cifra notevole per l’epoca. Quindi i familiari pagarono senza sapere che il ragazzo, in realtà, era già morto. Fioroni con alcuni presunti complici fu fermato in Svizzera, dove aveva esportato i suoi capitali frutto del “sequestro operaio”. Fu ritrovata una piccola percentuale dei soldi, pari a circa 60 milioni, il resto spariti. La Svizzera fece un po’ di storie per l’estradizione, e la concesse solo per il rapimento e non per l’accusa di terrorismo. Si sa, pecunia non olet. La Svizzera non badava alla provenienza certo di quella mole di danaro esportato che in quegli anni impoveriva l’Italia e arricchiva loro. Alla fine le indagini proseguirono e Fioroni, insieme ad alcuni complici, fu condannato per il rapimento di Saronio. Erano quelli gli anni, tuttavia, in cui si cercava di dare un colpo di grazia al terrorismo. La zona grigia era indistinguibile, e Fioroni, in cambio della collaborazione, e di alcuni nomi insospettabili fatti, tra cui Toni Negri, poi rivelatosi innocente, ebbe un sostanzioso sconto di pena, per cui già nel 1982 era uscito dal carcere, con il suo bel passaporto pronto per andarsene all’estero, magari con il malloppo frutto del sequestro conservato in qualche forziere svizzero. Le grandi idee rivoluzionarie di quegli anni si manifestavano anche in quel modo squallido, oltre che nell’assassinare vigliaccamente gente innocente a bruciapelo. Ed è curioso che una associazione che si richiamava al potere degli operai, cioè dei lavoratori, abbia simbolicamente contribuito al lastrico di centinaia di lavoratori di una fiorente azienda agricola a centinaia chilometri di distanza, in Sardegna.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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