“Alle 10.24 del 30 aprile 1975, il generale Duong Van Minh, nominato da due giorni (ultimo) presidente del Vietnam del Sud, annunciava il dissolvimento dello Stato e la resa incondizionata alle truppe dell’Esercito Popolare del Vietnam del Nord e ai Viet Cong. Con la presa di Saigon, presto ribattezzata Ho Chi Minh in onore del leader comunista, il crollo della resistenza sudvietnamita e la sconfitta degli Stati Uniti, finiva 40 anni fa la Guerra del Vietnam, uno dei conflitti più cruenti e drammatici della guerra fredda, durato quasi 20 anni, con milioni di morti su entrambi i fronti”.
L’ho già scritto diverse volte: amo il Vietnam! Ci sono andato un paio di anni fa e l’ho girato in lungo e basta (ché in largo non fa, perché c’è il Laos a Nord e la Cambogia a Sud, a fargli da mutanda). Da Nord a Sud. Da Hanoi a Saigon, passando per Huè e Da Nang.
La guerra, di cui si festeggia la quarantennale fine in data odierna, si svolse in modo cruento sostanzialmente al centro. Appunto, vicino a Hué e Da Nang. Ci sono ancora i segni, della guerra. Non sono belli i segni della guerra: raggelano il sangue: muri di abitazione che assomigliano a colabrodo; intere colline devastate dal napalm.
Dove gli americani lanciarono il napalm, a distanza di 40 anni, ancora, non cresce niente. Niente. Immaginatevi delle colline dolcissime, verdissime (ché il riso restituisce un verde che neanche Dio avrebbe potuto ideare), con in cima il niente. La terra. Più o meno come la testa dei 40enni: qualche ciuffo, più o meno grigio a lato, e un raso campo in cima.
Ebbene. Io viaggio sempre con la Lonely Planet. Ognuno in viaggio ha il suo credo: io, da 20 anni, credo nella Lonely. A volte delude, a volte no. A volte delude solo a volte. Questa è una di quelle volte.
Ebbene. A Huè si svolse una delle battaglie più truci, atroci e infami di tutto il conflitto. Per chi non lo sapesse, Huè fu la capitale imperiale del paese dal 1805 al 1945. Gli imperatori Nguyen fecero edificare la Cittadella che rimane, ancora oggi, un Eden, un fantastico Eden.
Durante l’offensiva del Tet la città intera, compreso il cuore archeologico fu letteralmente fatto a pezzi. E ancora oggi il ricordo dei proiettili è lì, vivo e vegeto, a dar segno della stupidità e follia umana.
La follia umana, come è noto, si ricicla. A Huè esiste il più grande commercio turistico del paese, secondo solo all’arcipelago di Ha Long. Altro capolavoro di Dio o di chi per lui. La Lonely Planet indirizza l’idiota occidentale verso alcuni centri di turismo dove sono presenti ex combattenti capaci e disponibili, dietro congrua ricompensa, ad accompagnarti nei siti di guerra come guide.
Lonely dixit, Zurru fecit: nel bar indicato dalla guida inquadro il personaggio. Mi presento e inizia il dialogo. Un dialogo che si fa surreale. Perché l’occidentale, il pirla che firma questo post, zuppo di ideologia di seconda mano, dà per scontato che le guide siano tutte, dico tutte, ex combattenti di parte Vietcong. Compagni, insomma. E così, lo scemo/pirla occidentale incomincia un assurdo dialogo con la guida, evidenziando i meriti della resistenza Viet, etichettando con i più innominabili epiteti la potenza Usa, annichilendo di pieno spregio il versante sud-vietnamita.
Salvo poi, dopo incredibile e lunghissima pausa dell’interlocutore, condita da sguardo severo e duro, scoprire dalle sue parole che lui era un soldato sud-vietnamita, catturato dai vietcong sul finire della guerra, finito in prigionia nella giungla per oltre due anni, torturato e con lutti in famiglia a seguito della sua partecipazione di parte.
Insomma, la guida Lonely a volte aiuta, l’idiozia di un occidentale meno (in foto, la guida di cui sopra)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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