E così Alessandro Di Battista ha detto che parlare di fascismo e di antifascismo è come parlare di guelfi e ghibellini. Roba antiquata. Non lo sapevo, l’ho letto poco fa su Repubblica. Boh, a parte il fatto che sono convinto che studiando bene i guelfi e i ghibellini capisci molto dell’Italia di adesso, ti dico un’altra cosa: prova a farti una decina d’anni di storia un po’ più recente senza leggere i libri, solo i giornali. E’ vero che per farlo bene i libri devi averli già letti, ma fingi di dimenticartene, sfoglia il giornale di ogni giorno come fosse davvero di oggi. Ci sei proprio dentro. Non hai la distante correttezza della metodologia, ma in compenso non rinunci alle emozioni del vissuto. Io, per esempio, in questi mesi sto girando intorno al cuore nero di Sassari, per certe mie ricerche. Non è che stia volutamente studiando il Fascismo in città negli anni Venti e Trenta, però per altri motivi lo devo percorrere. E, arrivato al 1926, come fonte ho soltanto i giornali fascisti, soprattutto L’Isola, perché tutti gli altri li avevano fatti chiudere, quotidiani e periodici, primo fra tutti La Nuova Sardegna. Ebbene, ti posso assicurare che ogni volta, quando rimetto a posto il librone ed esco dalla biblioteca, è come quando di notte balzi seduto sul letto risvegliandoti da un incubo. Che sollievo, non è vero che fascisti e carabinieri percorrono insieme la città tutelando l’ordine pubblico, non è vero che otto giovani fascisti hanno legittimamente risposto alle provocazione e all’aggressione dell’operaio sovversivo XY riportandolo alla ragione e accompagnandolo in ospedale “per le ferite procuratesi nel suo agitarsi scomposto”. Non è vero che sulla città pesa la cappa di una dittatura violenta e ignorante, persino assassina, anche a Sassari, accettata dalla grande parte di una classe dirigente desiderosa soltanto di continuare a farsi i cazzi suoi protetta dal Regime. Non è vero che con il suo falso stare vicino al popolo (uno degli aspetti del populismo di ogni tempo) il Governo tutela i potenti persino più dei liberali giolittiani, come risulta evidente persino dalla stampa di regime. Che sollievo, quando esci dalla biblioteca dove sei andato indietro sino a una storia tremenda che non hai vissuto ma devi sforzarti di vivere, adattandola alle tue vie, ai tuoi quartieri, alle case e alle cose e alle persone che ti sono vicine, se vuoi capire nel cuore e non soltanto nella testa, che cosa sia stato il Fascismo. E che sollievo pensare, quando chiudi il librone con tutti i giornali rilegati ed esci dalla biblioteca, che in fondo siamo liberi, nonostante tutto, tanto liberi che Di Battista è libero di sputare su questa libertà
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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