Mancano due giorni a Natale e la ricerca spasmodica dei regali ci trasporta dentro strade affollate, colori, suoni, rumori e mascherine. Non scrivo più la lettera a Babbo Natale e se i ricordi mi accompagnano non l’ho mai fatto. Un po’ perché a casa si era abbastanza sobri e il Natale non aveva troppi fronzoli e un po’perché ai miei tempi andava di moda Gesù Bambino. Capisco che l’argomento è in apparenza futile ma pensateci: è una lotta tra laici e cattolici vinta, a quanto pare, da Babbo Natale. Però Gesù bambino era più poetico, ammettetelo: qualcuno appena nato che pensava a te, un moccioso che conosceva e realizzava i nostri desideri. Anche se sul punto qualcosa da dire l’avrei. Il mio Gesù bambino, per esempio, dimenticava moltissimo quello che gli avevo scritto e sotto l’albero e sotto il presepe si trovava ben poca cosa di quanto seppur timidamente richiesto. Ci si accontentava anche perché i genitori erano soliti dire che un bambino appena nato poteva anche fare confusione. Quello che non capivo era legato alla lingua con le quale i bambini scrivevano le lettere. Possibile che uno appena nato conosce tutte le lingue del mondo? In quel periodo pensavo che ce ne fossero migliaia di idiomi (e in parte avevo ragione) e che proprio l’italiano non lo conosceva (ero pervaso da un pessimismo cosmico ben prima di aver conosciuto Leopardi).Poi: quale era la sua lingua originale? Perché questo ragazzino nasce in mezzo ad un deserto con la neve? Perché gli angeli sapevano tutto e perché non lo aiutavano nella scelta dei regali così sarebbe riuscito ad accontentare tutto e tutti? Non so come si comporti Babbo Natale, non è affar mio. Io, da sempre, credo a Gesù Bambino e ancora aspetto che mi porti quel benedetto trenino elettrico Lima, mai arrivato a destinazione. Lo aspetto dal 1965. Che faccio, mi rivolgo a Babbo Natale? O ad Amazon?
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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