Il 21 ottobre del 1998 Massimo D’Alema diventò Presidente del Consiglio. E la rievocazione calendariesca di oggi sembrava fatta con un personaggio letterariamente efficace nella sua scarsa simpatia, i sospetti di sgambetti a Prodi che per alcuni hanno contribuito a consegnare l’Italia alla destra, la sua concezione di potere, persino un aneddoto personale avevo da raccontare. Poi ho pensato che la poca simpatia che ho per D’Alema passa non in secondo ma in ultimo piano; anzi, scompare davanti a un fatto nel quale mi sono imbattuto ieri mattina. Passavo al centro di Sassari quando ho visto un’installazione della Lega. C’era lo stemma con Alberto da Giussano, c’erano cartelli uno dei quali contro i “buonisti”, il solito “prima gli italiani” e roba così. Insomma, un siparietto che in altri tempi la mia Sassari al massimo avrebbe perso un po’ di tempo per buttarla in cionfra. Invece ieri c’era un capannello discreto lì vicino, poco meno di una decina di persone. Mi sono sembrati passanti come me, più che militanti della Lega. Il fatto è che due, un uomo e una donna, discutevano animatamente dei “negri che ormai hanno invaso Sassari”. Ho colto solo questa frase prima di allontanarmi. Ho pensato che si stavano lamentando dei negri con una organizzazione politica che ha fondato la sua scalata sul disprezzo nei confronti dei meridionali, stavano dicendo “qui ci sono troppi negri” a un partito che, nella sua anima profonda, considera anche noi dei negri il cui voto però adesso serve. E davanti a questo guaio, chi se ne fotte di D’Alema.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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