Quanto vorremmo essere tutti, in questo preciso momento, a Macondo, il luogo magico dove non c’era neppure il cimitero e dove l’unico contatto con il mondo esterno era lo zingaro Melquidades, barba arruffata e mani di passero. Quanto vorremmo essere tutti Aureliano che si ricordava quel pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Quanto vorremmo inventare la macchina della memoria per ricordarci tutte le invenzioni del mondo. In quel villaggio non si comandava con le scartoffie, un non luogo dove dimenticare le cose era quasi necessario dentro quella magia realista che Gabriel Garcia Marquez seppe raccontare in maniera quasi sublime.Sono giorni dispari questi, giorni dove tutti hanno imparato le atrocità degli uomini, le divisioni e le faide disperse nelle notti dei tempi. Quanto vorremmo far parte di un villaggio dove la macchina del ghiaccio è la più grande meraviglia, dove l’ebrezza del potere si decompone in raffiche di disagio. Poi, però, anche nella storia di Macondo molte cose cambiano. E si scopre la guerra.C’è un momento nel libro dove si racconta la realtà di questi giorni, le stesse furbizie di Putin e dei suoi spaventati consiglieri. La riporto integrale, vi renderete conto perché sono importanti gli scrittori e perché è necessario credere nelle parole.
“Uno dei consiglieri politici del colonello Aureliano Buendìa si affrettò a intervenire. “E’ un controsenso” disse. Se queste riforma sono buone, vuol dire che è un buon regime conservatore. Se grazie a esse riusciremo ad allargare la base popolare della guerra, come dite voi, vuol dire che il regime ha un’ampia base popolare. Vuol dire, in sintesi, che per quasi vent’anni abbiamo combattuto contro i sentimenti della nazione”.Stava per proseguire, ma il colonello Aureliano Bunedìa lo interruppe con un cenno. “Non perda tempo, dottore” disse. “L’importante è che da questo momento combattiamo solo per il potere”.
Ecco, provate a modificare il nome di Aureliano utilizzando quello di qualcun altro più attuale e capirete che le storie si ripetono, si raccontano e non si imparano.Gabriel Garcia Marquez avrebbe compiuto, oggi, 95 anni. Era nato il 6 marzo del 1927. Però, pensando a Macondo ho sempre pensato che lui possa essere ancora vivo, pronto a rispolverare le sue parole di quel bellissimo e immenso libro che è “cent’anni di solitudine”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design