Io vivo ad Arzachena, a migliaia di chilometri dal fronte di guerra ucraino. Ma la guerra riguarda anche me e chi mi sta attorno: amici, familiari, conoscenti. Non è solo un modo di dire o l’enunciazione di un principio: è un dato di fatto maledettamente tangibile, in questo mondo iperconnesso. Una realtà che probabilmente farà perdere il sonno a molti miei compaesani.
Nelle ultime ore è arrivata la notizia del divieto di ingresso nell’Unione Europea di un certo numero di oligarchi russi e delle repubbliche ex sovietiche che le autorità ritengono legate a Putin e all’attacco contro l’Ucraina.
Tra questi nomi spicca quello di Alisher Usmanov, uzbeko di nascita ma russo per interessi imprenditoriali.
Non c’è bisogno di spiegare chi sia. Da una ventina d’anni, questo settantenne trascorre in Costa Smeralda buona parte dell’anno, dividendosi tra le sue tante ville e il gigantesco panfilo Dilbar, tra le cinque imbarcazioni private più grandi al mondo, da alcuni mesi ferma in un cantiere di Amburgo.
Nell’ultimo numero della Gazzetta ufficiale europea, pubblicato proprio ieri, tra i ventisei oligarchi colpiti dalle misure restrittive figura anche Usmanov, al quale il bollettino dedica anche alcune righe biografiche.
Lo si definisce strettamente legato a Putin e viene classificato come una sorta di amministratore dei flussi finanziari per conto del presidente. Ma, soprattutto, lo si accusa di aver contribuito politicamente, anche attraverso il quotidiano finanziario di cui è editore, alle politiche aggressive promosse da Mosca contro Kiev.
Usmanov è cittadino onorario di Arzachena, onorificenza concessa a furor di popolo per le rilevanti ricadute economiche garantite in loco dalla sua presenza e da quella della sua numerosissima corte.
Su questa genuflessione al potente di turno ognuno può dire la sua, così come è lecito chiedersi come possa reggersi un’economia sul desiderio di vacanza di una sola persona. Ma il dato di fatto è che da oggi è a rischio un numero di posti di lavoro molto elevato, difficile da quantificare.
Amministratori, autisti, addetti alla vigilanza e alle pulizie, cuochi, camerieri, senza dimenticare il fitto ’indotto commerciale: tutta gente che viveva grazie al lavoro garantito da questa specie di mecenate e che, da questo momento in poi, vede messo a rischio il suo immediato futuro.
Incertezza che riguarda moltissime altre analoghe realtà, dal momento che Usmanov non è certo l’unico tra i nuovi ricchi russi ad aver spostato in Costa Smeralda la sua vita nella bella stagione.
Sarà, molto probabilmente, un disastro.
Guardandola da questa prospettiva, è davvero una guerra mondiale.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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