Una coppia di anziani coniugi, con un figlio al seguito, mi precede nella passerella che dalla spiaggia porta al parcheggio. Il figlio, con un evidente deficit cognitivo, è un ragazzotto con un’età anagrafica di pressapoco trent’anni e quella mentale di circa venti in meno.
– Questo me lo prendo – dice ai genitori e acciuffa un pallone sgonfio abbandonato al lato della passerella. I due non rispondono, autorizzando la cosa con un silenzioso assenso. Ma lui cambia idea subito dopo.
– Anzi, lo lascio qui perché magari qualcuno l’ha perso. – – Ma cosa te ne frega? – gli risponde la mamma. – E se domani il padrone torna a riprenderselo? – – Ohi, che non torna nessuno: è un pallone abbandonato. –
Insomma, ‘sto tira e molla va avanti per qualche minuto, cammino piano di proposito perché curiosa del finale fino a quando, ormai vicini alla loro macchina, lui esclama:
– Boh boh, peggio per me che l’ho preso! – – E perché peggio per te? – chiede la mamma. – Perché so che a casa ci ripenso e mi pento. –
Salgo in auto e, guardandomi nello specchietto retrovisore, mi accorgo del sorriso beota stampato in faccia per la scena di rara bellezza a cui ho appena assistito. Dove un ragazzotto con un ritardo cognitivo spiega a due normodotati il concetto di legalità.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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