Per dirvi cosa penso della riconferma di Mattarella alla Presidenza della Repubblica e di chi ritiene una farsa quel che è avvenuto, devo prenderla un po’ alla larga.
Nel settembre del 1940, tre mesi dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini, le truppe italiane in Africa avanzavano lungo la Via Balbia per invadere l’Egitto, nel velleitario tentativo di andarsi a prendere il Canale di Suez.Una delle tappe di questo percorso era l’avamposto di Sidi Barrani, un villaggio sul mare ben al di là della frontiera della Libia e già nel pieno del Paese delle piramidi.I soldati italiani non incontrarono alcuna resistenza da parte degli inglesi, che sull’Egitto avevano il protettorato.
Aggregati alla divisione Maletti c’erano anche due giornalisti inviati di guerra. Uno si chiamava Gian Gaspare Napolitano, l’altro era invece Lamberti Sorrentino, reporter del Tempo e corrispondente del Telegrafo di Livorno, giornale che apparteneva al ministro Galeazzo Ciano, genero di Mussolini.La propaganda fascista aspettava con trepidazione la conquista di Sidi Barrani, confidando di poterla comunicare con grande enfasi nei cinegiornali dell’Istituto luce.Solo che accadde una cosa stranissima. I primi ad entrare a Sidi Barrani non furono i fanti della Maletti, ma proprio i due giornalisti.Come andarono le cose lo raccontò proprio Lamberti Sorrentino, in un documentario della nostra televisione di Stato realizzato nei primi anni ‘80 e di recente trasmesso da quel patrimonio di conoscenza che è il canale Rai Storia.Sorrentino e Napolitano seguivano la colonna in mezzo alla polvere, nel caldo soffocante dell’estate africana. Ad un certo punto, fiaccati dalla fatica, decisero di fermarsi per una sosta, approfittando dell’ombra di una duna.Vennero vinti dal sonno. Quando ripresero i sensi, si resero conto di essere soli. I soldati erano partiti abbandonandoli al loro destino.Presi dall’angoscia, iniziarono a correre senza sapere esattamente dove stessero andando.Ma Sidi Barrani non era lontana e la raggiunsero rapidamente. Gli inglesi avevano abbandonato la postazione, portando via tutto.I due giornalisti, a quel punto, compresero di essere stati i primi ad entrare in quel villaggio che doveva rappresentare una delle tappe più attese della trionfale marcia verso il cuore dell’Egitto.Non seppero mai come fossero riusciti a precedere i soldati ma, ad ogni modo, il loro era uno scoop da documentare.Così Sorrentino iniziò a scattare delle foto che dimostravano in modo inequivocabile che a conquistare Sidi Barrani erano stati loro, prim’ancora dei corazzati dell’esercito.Le foto vennero inviate ai giornali con abbondante resoconto, ma non furono mai pubblicate.La censura le intercettò e lo Stato maggiore fascista ne vietò la pubblicazione. Non solo: venne inviata a Sidi Barrani una troupe dell’Istituto luce e la conquista del villaggio egiziano venne trasformata in una fiction, spacciata però per fatto storico.In sostanza, l’arrivo dei soldati venne ripetuto una seconda volta, a favore di telecamere, e così venne poi trasmesso nei cinegiornali, lasciando credere che si trattasse di filmati eseguiti in presa diretta.La propaganda non poteva ammettere che due giornalisti fossero arrivati prima delle truppe.Io in realtà non volevo parlarvi di Mattarella e nemmeno entrare nel dibattito aperto da chi ritiene una farsa la sua rielezione.Ma era solo per ricordare che abbiano conosciuto farse ben peggiori, nella nostra Storia.E che gli avvitamenti delle democrazie, registrati senza censure da mille occhi, sono sempre preferibili alle ridicole truffe delle non democrazie.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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