So di risultare antipatico ma la storia della parità di genere (un po’ come le liste rosa) mi lascia perplesso. Annacqua il concetto stesso della democrazia e parte da un presupposto sbagliato: ci obbliga a dover scegliere un uomo e una donna. Questo perché le donne elette in consiglio regionale (ma anche nei comuni, nelle province e nel parlamento) sono decisamente di meno degli uomini nonostante le elettrici superino gli elettori maschi. Ho lavorato e lavoro in un contesto dove le donne sono riuscite a raggiungere livelli apicali: il mio Capo Dipartimento è donna, due dirigenti generali sono donne, molti direttori di istituti penitenziari sono donne. Ho partecipato, qualche anno fa, ad una selezione per poliziotti penitenziari e nella classifica finale, su cento, le prime ottanta erano donne. Non abbiamo minimamente pensato di costituire due classifiche distinte per sesso e quelle ragazze hanno potuto scegliere le sedi di servizio prima dei loro colleghi maschi. Il problema è dunque un altro: diamo le stesse possibilità alle persone, siano esse uomini o donne e vinca il migliore. Le donne, sotto questo frangente, hanno ampiamente dimostrato di essere brave, preparate, in condizione di poter affrontare qualsiasi problematica. Non mi piace poi questa velata accusa di vetero-maschilismo a chi non è d’accordo con la legge sulla parità di genere. Ricordo che tra i favorevoli c’è anche Forza Italia e non mi sembra che il suo capo abbia lo stesso concetto di donna che, per esempio, ho io. Insomma: sono contro la parità per legge e a favore della parità meritocratica. La mia più grande mentore, quella che mi ha fatto amare davvero il mestiere è stata una donna che ho apprezzato e ammiro ancora oggi. Non mi piace l’idea che solo perché una è donna, debba essere assolutamente migliore e si debba trovare eletta a discapito di un uomo. Certe donne (e possiamo guardarci intorno tra i meandri della politica) non sono migliori di certi uomini. Garantire l’elezione per legge proprio a loro beh, non mi trova assolutamente d’accordo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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