Stare tutta quanta a Balai è uno sport ancora non riconosciuto dal CIO, ma che merita… E dopo due/tre ore spaparanzata al sole tra un tuffo e l’altro, arrivate le due e mezza/tre vien voglia di rientrare, non foss’altro che per il languore che pian piano è diventato fame. Raccogli lentamente l’asciugamano, chiudi l’ombrellone, utile soprattutto per tenere al fresco il cellulare, e ti avvii verso la salita che a quell’ora sembra l’Everest. Raggiungi faticosamente la doccia per scrollarti dai piedi quegli ultimi granelli di sabbia, ché la macchina è pulita e ci tieni a tenerla bella linda. È occupata, la doccia. Un giovane aitante, capelli cortissimi e biondi, neanche tanto abbronzato, tutto avvolto da una schiuma bianca, si sfrega violentemente con una spugna le braccia, le ascelle, il petto, e poi ancora una pigiata al pulsante ché nel frattempo l’acqua ha smesso il suo getto sottile che se ci metti la testa te la buca. E ancora a sfregarsi, voltandosi per pudore, dentro gli slip celesti e aderenti, “si fa anche il bidè” penso mentre aspetto poco distante, facendo l’indifferente. Si sciacqua, ma non termina: da una bustina semitrasparente estrae lo spazzolino da denti e il dentifricio e inizia l’igiene orale, mentre io inizio a spazientirmi. Ma sorrido ad un suo cenno che ha tutta l’aria di scusarsi. Mi faccio avanti e “posso sciacquarmi i piedi? Faccio in un attimo”. Mi sorride, si sposta con lo spazzolino in bocca, s’inchina con fare galante: “prego” mi dice col tono di chi ha una patata in bocca. Finisco in un attimo, ringrazio e lascio il posto a quel ragazzo. “Arrivederci”. “Mi scusi, signora, ma lei non è di qua”? “Certo che son di qua”. “Sa, dall’accento mi sembrava di fuori”. “Son di dentro, son di dentro, come lei”. Mi sorride e raccoglie da terra il flacone del bagnoschiuma vuoto. “Vede, signora, come son ridotto? A sciacquare il flacone per usare fino all’ultima goccia di shampoo, a usare l’acqua della doccia di Balai perché mi hanno chiuso l’acqua, a lavarmi per strada, davanti a tutti, attento che non arrivino i vigili, perché giustamente le docce servono per i bagnanti. Ma cosa posso fare? Ho perso il lavoro, ho perso la famiglia, ho dovuto persino rottamare la macchina, ancora buona, perché non potevo pagare l’assicurazione, il bollo e neppure la benzina. Sarà stato contento Tavoni…”. “Mi dispiace…Le faccio tanti auguri, e non si preoccupi per l’acqua, meglio usarla così che farci giocare i bambini…arrivederci” Torno a casa e…mi è passata la fame.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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