Provo a raccontarvi una storia che ha dell’incredibile e che potrebbe essere utile per capire la continuità territoriale. Per lavoro mi devo recare a Caserta. Prenoto sul sito dell’Alitalia le due tratte e mi rendo conto, dopo aver prenotato, che il viaggio di ritorno è singolare: da Napoli a Milano e poi a Cagliari. Verifico e capisco che quella è la tratta. Non c’è possibilità di uno scalo intermedio a Fiumicino. Poco male. Tutto sommato un aeroporto vale l’altro e l’attesa tecnica è di “sole” due ore. Ma i problemi stanno per arrivare. Sempre per lavoro devo fermarmi a Roma il giorno della partenza per Napoli e pertanto devo modificare la tratta Roma Napoli, spostando il volo dalle 17.00 alle 21.00. Il gentilissimo ragazzo del call-center dell’Alitalia mi prenota il volo e mi comunica che devo pagare € 50. Provo, timidamente, a dire che la continuità territoriale garantisce i cambi gratuitamente ma il ragazzo, sempre gentile e professionale, mi risponde che la continuità finisce a Roma e che quindi dovrò pagare 50 euro di penale per un volo che ne costa 65. Non finisce qui. Mi viene comunicato che la riunione a Roma è stata anticipata. Devo, pertanto prendere il primo volo per Roma da Cagliari. Quello in continuità territoriale. Inoltre dovrò pernottare a Roma perchè l’impegno lavorativo continuerà anche il giorno successivo a discapito del precedente impegno. Sono cose che succedono. A questo punto non mi conviene pagare la penale di ulteriori 50 euro per spostare il Roma Napoli al giorno successivo. Decido di perdere quella tratta e prendere un treno. Costa solo 21 euro. Ed ecco che accade ciò che comunemente tutti noi chiamiamo “situazione kafkiana”. Non posso rinunciare a quel volo, dice il ragazzo call-center, perché ho anche acquistato il ritorno che non viaggiando all’andata rischierei di perdere. Per non perderlo dovrei pagare la penale di ulteriori 50 euro per tratta. Il buon ragazzo mi suggerisce di buttare interamente il biglietto di andata, emetterne uno nuovo da Cagliari a Roma ma, in ogni caso, ritelefonare entro le 24 ore all’Alitalia (mi suggerisce, per fortuna un numero segreto) e riprenotare il ritorno che secondo alchimie di Alitalia è “agganciato” al volo d’andata. Il biglietto, costato inizialmente 245 euro, finisce per costare 357 euro. La morale (non la faccio lunga perché tanto non conviene) è una sola: noi siamo assolutamente ostaggi delle compagnie aeree che giocano con queste strane offerte inutili e poco chiare. Nessuna trasparenza, nessuna spiegazione. Se avessi prenotato due biglietti, uno di sola andata e l’altro di solo ritorno avrei speso 10 euro in meno. L’ho scoperto dopo. Al ragazzo del call-center, cui va tutta la mia stima per la pazienza, ho provato a spiegarlo ma lui, gentilmente, ha sottolineato che sono momenti della world pianification, business core, economy strategy, algoritmi del computer. Ho salutato, ringraziando. Questione di culo, insomma. Quando si prenota conta l’orario, l’algoritmo e il clic del mouse. I viaggiatori, mi sembra di capire, sono solo un lieve contorno. I sardi, in ogni caso, non si possono permettere di viaggiare per lavoro oltre Roma o Milano, uniche tratte dove è possibile cambiare gli orari per impegni sopraggiunti. Buon volo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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