Ci sono notizie che notizie non sembrano, perché chi fa informazione non le ritiene tali: è difficile che i mezzi di comunicazione facciano autoanalisi e siano in grado di guardarsi allo specchio.
Ma il Tg1 che nell’edizione delle 13.30 di domenica apre le sue notizie con le eclatanti anticipazioni di Amadeus sul prossimo Festival di Sanremo – siamo a luglio, il Festival sarà a febbraio – è una notizia, anche molto inquietante.Va letta e va spiegata a chi non ha molta dimestichezza con i rudimenti del giornalismo, evitando di liquidarla come svista o scelta superficiale.Non è colpa, è dolo. Ma soprattutto apre la strada a scenari dell’informazione di Stato di cui ci sono al momento ignoti limiti e orizzonti.Ripeto la notizia e invito chi non la ritenesse vera a vedere l’edizione del telegiornale scaricandola dal sito di Raiplay.Domenica 9 luglio, nell’edizione delle 13.30, il Tg1 ha scelto come primo titolo della sua scaletta un videomessaggio filmato con uno smartphone in modalità selfie dal presentatore Amadeus, il quale messaggio conteneva una serie di anticipazioni sul Festival di Sanremo riguardanti (credo, non me ne importa molto) regolamento e ospiti della rassegna musicale.Il secondo titolo, dunque ritenuto meno importante, era lo scontro sulla riforma della giustizia.Il terzo titolo, dunque ritenuto meno importante, era la tragedia della casa di riposo di Milano e dei vecchi morti soffocati.Il quarto titolo, dunque ritenuto meno importante, erano gli sviluppi della guerra sul fronte ucraino e le ormai sempre più insistenti minacce di ricorso alle armi nucleari da parte dei russi.Scusate se ripeto che il Festival si celebrerà a febbraio del 2024.E anche se il circo sanremese aprisse domani sarebbe comunque un sovvertimento persino sfacciato delle più elementari regole del giornalismo in ordine alla gerarchia delle notizie.Guardate che non si tratta di puro formalismo, si tratta di rispetto per le notizie e per gli effetti sul mondo che esse producono.Si tratta di pura decenza.E il tono concitato della giovane mezzobusto che dallo studio lanciava con entusiasmo lo scoop di Amadeus mi è parso il coronamento di questa indecenza.Io lo so come funziona una riunione di redazione, perché ne ho frequentate parecchie.E sono sicuro che lo sappiano molto meglio di me coloro che hanno impaginato l’edizione del Tg1 di ieri e che hanno ritenuto più importante di cronaca politica, di cronaca nera, di cronaca estera una notizia di cui non frega un cazzo a nessuno.Ed è questo l’aspetto più inquietante: la perfetta consapevolezza di quella scelta.Devo dedurre che si volesse alleggerire il tono e spostare il focus dell’attenzione da questioni importanti.Ma c’è modo e modo di disorientare le masse e ritenere Amadeus – a proposito: qual è il suo vero nome? – più importante delle avvisaglie di catastrofe nucleare è una scelta di una volgarità senza precedenti, a mia memoria.Sono violenze alla salute dell’informazione che non devono essere taciute e possibilmente andrebbero indagate, per capire da quale perverso meccanismo abbiano origine.Mortale sarebbe lasciar correre e voltarsi dall’altra parte. Diversamente, quel possibile diventerebbe davvero uno spazio senza limiti e orizzonti e l’informazione Rai davvero una conseguenza del modello Barbara D’Urso.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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