Sono lacrime senza dolore, imbottita per costruire il terrore. Sono la consapevolezza che tutto passerà inosservato, perchè questo è un mercato di gente che respira e cammina e si muove ma non esiste. Non esiste per chi ciondola in tutti i giochi occidentali, non esiste per chi governa le materie prime e le mercanteggia, non esiste per chi, come quelli di Boko Haram, hanno deciso questa guerra senza un futuro, non esiste per i giornalisti di tutto il mondo. Questo è un massacro che non ha bagliori. Non si sente il rumore forte nelle vostre case, non si percepisce quell’odore di fango e di sangue, quel bagliore di fuoco che divora e maciulla le cellule.
Io sono solo la continuazione del mio zaino dove, in realtà non so neppure cosa c’è dentro. Non mi è stato detto. Vai al mercato. Questo mi è stato detto. Passeggia tra la gente. Questo mi è stato ripetuto. Poi, vedrai, ci sarà un bel regalo per te. Questo mi è stato promesso. Io sono la folgore sconosciuta, brandelli di carne umana bruciata e corrosa dall’indolenza di tutti gli occidentali. Io sono quello che voi, dai vostri puliti balconi non volete vedere. Non vi affacciate a scrutare la follia di uomini insignificanti. Voi vi affacciate ad altre finestre, inorridite per l’attacco alla libertà, sulle soglie dei vostri paesi. Quel sangue ha lo stesso colore del nostro e sporca i gradini nella stessa maniera. Quel sangue rimane nelle coscienze di tutti: quello di Parigi e quello di Maiduguri. Solo che gli uomini che costruiscono le parole e le storie faranno di tutto per farvi ricordare solo Parigi. Io sono la vita che appare in un attimo soltanto. Solo pulviscolo leggero. Avevo dieci anni. Mi hanno imbottito di esplosivo e qualcuno, ad un certo punto, ha premuto un telecomando. L’ho capito adesso che guardo tutto dall’alto. Ma i mercanti di parole hanno scritto che ero stata indottrinata e la promessa era il paradiso con Allah. Avevo dieci anni e neppure un nome da ricordare. Anche io, adesso, sono sulla stessa collina dove camminano pensierosi i ragazzi di Parigi. E da queste parti una cosa l’ho capita: i morti hanno tutti lo stesso peso. Ho capito un’altra cosa: ero nata per vivere e giocare. Qualcuno ha deciso, in nome del suo Dio, che dovevo brillare, come una bomba. Sono lacrime senza dolore e vuoto infinito. Guardatevi dentro e provate a chiedervi: ma questa ragazzina di cosa parla? Queste cose il mio giornale e la mia televisione non le ha scritte.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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