In questi giorni del 2016 la Edes pubblicò la stupefacente storia di un architetto fascista che si chiamava Angelo Misuraca. E due anni dopo mi chiedo perché ancora nessuno, nelle istituzioni, abbia voluto riconoscere i meriti professionali e la coraggiosa coerenza di questo professionista. Anche se a scoprirli e diffonderli sono stati una casa editrice che nel suo acronimo fa dell’aggettivo “democratica” il significato fondamentale e due pervicaci antifascisti quali sono l’architetto Sandro Roggio e il sottoscritto, non certo sospettabili di simpatie per il Ventennio. Il libro, al quale collaborai per quasi un anno con intensa partecipazione anche emotiva, si chiama “L’architetto in camicia nera”. L’autore è Mario Pintus: già molto malato durante il periodo delle straordinarie e improvvise scoperte legate al suo personaggio, morì poche settimane dopo la pubblicazione.E’ una storia fuori dall’ordinario. Misuraca è stato il protagonista dell’architettura e in gran parte anche dell’edilizia sassarese dal 1929 sino al 1943. Sassari è costellata dei suoi magnifici edifici pubblici e privati e di interi isolati di stile razionalista e alcuni ancora ridondanti di un affascinante eclettismo un po’ venato di Liberty.Ma nessuno sapeva chi era e che quei palazzi e palazzine fossero delle sue idee sino a quando Mario Pintus non decise di renderlo noto in questo libro insieme ai magnifici disegni realizzati da suo padre Antonio per conto dell’architetto.Lo stesso autore sapeva molto poco della vita di Misuraca, il padre non gli aveva mai rivelato niente sui trionfi e sulla repentina rovina dell’architetto, di cui pure era molto amico.Neppure si sapeva quando era nato e quando era morto.Sino a quando, in una successione quasi irreale di scatole cinesi, l’editore, Sandro Roggio e io scoprimmo che Misuraca era stato uno degli uomini più in vista e potenti della Sassari fascista e che era morto in carcere nel 1944 pochi giorni dopo essere stato condannato per avere cospirato allo scopo di ricostituire il partito fascista.Per mesi, stupiti di ciò che ci si accumulava tra le mani, quasi avessimo aperto un vaso di Pandora da cui uscivano non solo mali terribili ma anche storie di coraggio e di bellezza, vedemmo formarsi la figura di questo singolare fascista e della sua coraggiosa moglie, autrice tra l’altro di un diario che ritrovammo e pubblicammo.E viaggiando per archivi storici di tutta la Sardegna, per vecchie carceri e antichi palazzi alcuni ancora vivi e prepotenti nel loro fascino luminoso e altri preda di spettri, ricostruimmo sino nei particolari questa figura cancellata dalla storia in una sorta di dannazione della memoria; trovando persino la traccia dei suoi collegamenti con altre vicende notissime quale l’arresto dell’allora giovane fascista Antonio Pigliaru, poi divenuto uno dei più grandi pensatori democratici sardi, forse il più grande dopo Antonio Gramsci. Misuraca e Pigliaru, arrestati a distanza di pochi mesi per gli stessi reati, si conobbero nel braccio dei politici del carcere di Oristano e la moglie di Misuraca, da poco vedova, andò a trovare, per confortarla, la madre di Pigliaru dopo la dura condanna di suo figlio.Insomma, un libro che rivela con il ritmo di un romanzo ma anche con gli approfondimenti di un saggio di architettura e urbanistica, uomini, edifici, quartieri e storie di Sassari e della Sardegna chissà perché sino a oggi tenuti nascosti.Però, due anni dopo, nonostante la diffusione di questo libro, restano misteri intorno ai quali nessuno ha voluto scavare: dalla sua improvvisa morte nel carcere di Oristano dove erano custoditi i detenuti sardi accusati di congiurare a favore della Repubblica di Salò, al misterioso delatore che nel periodo natalizio del 1943 lo denunciò al commissario di polizia Colonna, attivo cacciatore di simpatizzanti del vecchio regime (arrestò anche Pigliaru) e sino a pochi mesi prima zelante guardiano del regime di Mussolini; dai motivi per i quali un ricco e geniale professionista amato e apprezzato dalla borghesia cittadina si sia rovinato immischiandosi in una dilettantesca congiura e nascondendo in casa persino una bomba a mano a quelli per i quali l’architetto che dette volto e forma più di tanti altri alla Sassari moderna venne cancellato dalla storia sino alla pubblicazione di questo libro.Dura ancora la damnatio memoriae? Di che cosa ha paura Sassari. Forse di un’intelligenza progettuale ed estetica che persino in periodi bui come quello della dittatura fascista è riuscita a dare una sua impronta a importanti parti di città. Cosa che ai giorni nostri appare piuttosto difficile.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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