Lalla Careddu ha scritto sul suo profilo Facebook che proprio ora che abbiamo la Costituzione lei non ha nulla da mettersi. Secondo me è spirito di patata, una battuta gratuita. In realtà l’ho vista indossare pochi giorni fa, in occasione di una manifestazione pubblica, un completino semplice, severo ma elegante, che andrebbe benissimo anche in questa circostanza. Io penso che non sia il caso di scherzare su una cosa così seria come la Costituzione della imminente Repubblica sarda. Sono certo che la nostra classe dirigente, dopo una lunga stagione in cui si è temprata in una interpretazione corretta del concetto di autonomia, inteso come valorizzazione e tutela delle nostre particolarità nell’equilibrato contesto di partecipazione alla vita nazionale italiana, sia adesso pronta a gestire il passaggio verso l’indipendenza e verso il governo di una nazione libera. Gli esempi di buon autogoverno e di iniziativa imprenditoriale e culturale hanno origini lontane. La classe dirigente sarda ha sempre saputo tenere un atteggiamento di ribelle fierezza sia nei confronti dei dominatori spagnoli sia di quelli piemontesi, senza accettare compromessi e senza accontentarsi di ghiande, quali limitate deleghe di potere gestionale concesse a poche famiglie di Cagliari e Sassari dai padroni d’oltremare. Questo spirito libero e altero si è perpetuato nella Sardegna italiana, con l’autodeterminazione della politica sarda nel periodo liberale e soprattutto in quello fascista, quando il Regime di Roma ha stentato ad affermarsi nei principali centri dell’isola dove ha resistito sino allo stremo una opposizione diffusa nel nome dell’autonomia e della libertà. E alla caduta del Fascismo la classe dirigente sarda ha saputo liberarsi dei pochi suoi rappresentanti che vi avevano aderito e riprendere il cammino della democrazia in una decisa soluzione di continuità. Non un solo politico, intellettuale o imprenditore coinvolto nel passato Regime ha avuto ruolo in quello nuovo. E la storia recente, dal dopoguerra ai giorni nostri, è quella di un ceto politico e imprenditoriale che senza compromessi personali e di schieramento ha sempre difeso i veri interessi della Sardegna, promuovendone uno sviluppo equilibrato tra industria e risorse locali, rispettoso dei valori ambientali e delle tradizioni, pur senza chiudersi alla modernità. Il benessere diffuso delle popolazioni sarde e il credito assegnato ai dirigenti sono i più evidenti frutti di questo comportamento. Senza cedere a lusinghe o minacce il nostro ceto dirigente ha saputo garantirci un moderno superamento della nostra condizione fisica di isola, consentendoci collegamenti a prezzo equo con il resto del mondo e incoraggiando in ogni modo l’iniziativa pubblica e privata verso questa direzione. Con severi richiami ai nostri diritti ha inoltre appianato il divario dei costi energetici con opportune politiche di sgravio fiscale e consentendo quanto più possibile l’utilizzo di ogni fonte. Anche nella gestione della finanza i nostri rappresentanti sono riusciti a conservare una dignitosa e proficua autonomia, impedendo che un sistema mondiale sempre più avido e ingiusto mettesse le mani sulle nostre banche e tutelando il loro ruolo di fondamentale supporto alla sviluppo dell’economia dell’isola. E’ quindi quello della Sardegna forse l’unico esempio italiano in cui la politica intesa nel senso deteriore della spartizione è rimasta fuori dal delicato organismo del credito. Sono inoltre certo che nessuna zona dell’isola avrebbe di che preoccuparsi nell’eventualità di una localizzazione della capitale a Cagliari, vista la consolidata pratica di giusta distribuzione delle risorse che sino a ora è stata attuata a livello regionale. E’ con questo passato che la classe dirigente autonomista affronta con fiducia l’impegnativo passo dell’indipendenza. Con serietà e controllo, senza indulgere alle superficiali enunciazioni populiste che caratterizzano tanta parte di una politica italiana dalla quale ci vogliamo distinguere e separare.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.021 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design