Se n’è parlato poco, concentrata com’è l’opinione pubblica sui drammatici fatti di sangue di questo periodo. Ma che la multinazionale degli hotel Marriott abbia incorporato la Starwood, rilevandone il controllo, è notizia di grande interesse anche per la Sardegna, essendo la Starwood il gestore dei quattro alberghi di lusso della Costa Smeralda (il proprietario degli immobili è la Qatar holding, tramite Smeralda holding). Per la cronaca, strutture ricettive che occupano circa novecento lavoratori stagionali. Cos’è la Marriott? Ecco come si presenta nel suo sito internet: “Marriott International, Inc. è un’azienda leader del settore alberghiero con 19 marchi di hotel e oltre 4.100 proprietà gestite e in franchising in tutto il mondo. Fondata da J. Willard e Alice Marriott e condotta dalla famiglia Marriott per oltre 90 anni, l’azienda ha sede a Bethesda, Maryland, negli Stati Uniti, e ha registrato un fatturato di quasi 14 miliardi di dollari nel 2014”.
È una buona o una cattiva notizia, questa, per la Sardegna? Facciamo un passo indietro. Quest’anno, l’ultimo degli alberghi gestiti dalla Starwood in Costa Smeralda ha chiuso i battenti il 26 settembre: si è trattato della stagione più breve che si ricordi, lunga all’incirca quattro mesi. Nell’arco di dieci anni, i periodi di apertura si sono ridotti di circa tre mesi, secondo la logica delle multinazionali: massimizzare i profitti e tenere gli hotel aperti solo nei periodi di maggiore flusso turistico. È chiaro che per un impiegato stagionale quei due mesi in più di stipendio fanno tutta la differenza del mondo e determinano, spesso, la decisione di andare a cercare lavoro altrove. Idem per le aziende che vivono dall’indotto di questi alberghi. Alla chiusura, immancabilmente, il management degli alberghi stila bilanci entusiastici sui risultati finali, elencando numero di assunti e fatturati. Mai, però, che si approfondisca un punto fondamentale qual è la durata delle stagioni stesse. Gli hotel Cala di Volpe, Romazzino, Pitrizza e Cervo vennero fatti costruire dall’Aga Khan perché avrebbero dovuto rappresentare un importante raccordo col territorio, nell’ambito di quel piano di sviluppo integrato su cui poggiava il progetto Costa Smeralda. All’Aga Khan, fisicamente presente in Sardegna, si sono con gli anni sostituite multinazionali governate a migliaia di chilometri di distanza, per le quali la Sardegna è solo un remoto puntino sul planisfero. Le amministrazioni locali e i sindacati, peraltro, tacciono, astenendosi dal chiedere un impegno più duraturo alla Starwood. E assolutamente ininfluente, in funzione del mantenimento di periodi occupativi ragionevoli, è stato l’affidamento della direzione generale ad un manager sardo. Tutto lascia credere che con la Marriott la situazione resterà tale: un pezzo di Sardegna in mani di investitori lontani, i cui delegati locali hanno ben poca voce in capitolo nelle scelte aziendali. Serve a qualcosa destinare una grande porzione del proprio territorio al turismo se il ritorno economico per la comunità è così debole? Dovrebbero chiederselo proprio amministratori e sindacalisti che, per decenni, hanno organizzato convegno sull’allungamento delle stagioni. Le decisioni continuano a passare sopra le nostre teste, senza alcuna facoltà di intervento.
Chiudo raccontando un episodio accaduto ieri ad un corso di aggiornamento per giornalisti, a Olbia. Tra i relatori vi era Antonella Azara, stimata addetta alle relazioni esterne della Smeralda holding, la società attraverso cui l’Emiro controlla le proprietà di Porto Cervo. Ho chiesto, sommessamente, quali possibilità di incidere sulla strategia di comunicazione abbia un’addetta alle pubbliche relazioni di un investitore così importante. In particolare, volevo sapere se non si ritenesse di intervenire pubblicamente per un chiarimento sulle indiscrezioni che vorrebbero il Qatar tra i finanziatori dell’Isis. Alla domanda non è seguita una vera risposta, se non la spiegazione che la scelta di intervenire o meno appartiene ai massimi vertici della holding qatariota. A cui delle preoccupazioni dei sardi, evidentemente, poco interessa. Restiamo spettatori, niente altro. Neppure degni di ricevere spiegazioni.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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