Anche a me è capitato di far pipì dietro un cespuglio, più di una volta.
La 131 è lunga e talvolta ho individuato lo svincolo del bar troppo tardi per riuscire a metter freccia e imboccarlo. A chi non è mai successo?
Tutti abbiamo infranto quel divieto, esattamente come il prof. Stefano Rho, ma abbiamo avuto la fortuna di non venire beccati dai tutori dell’ordine. E ne ho visti anche molti di viaggiatori far pipì addossati al guard rail, volgendo le spalle alla strada. Vallo a spiegare a quegli agenti in divisa che alla vescica non si comanda e che, nonostante tu spesso le chieda atti di eroica resistenza, quella lì a un certo punto se ne fotte e ti sbatte in faccia tutta la sua scatenata urgenza.
Ma ho fatto anche di peggio, se è per questo.
Ricordo una volta, tanti anni fa, l’entusiasmo disperato con cui pomiciavo allegramente col mio fidanzatino di allora, in mezzo a una piazza gremita di adolescenti appena usciti da scuola. Per noi non c’era nessuno intorno e galleggiavamo entrambi in mezzo a baci che non finivano mai. E non avevamo fame, non avevamo sete e non avevamo voglia di fumare. Eravamo lì, avvinghiati come due coglioni, mentre il resto del mondo si allontanava sempre più. Il resto del mondo era riapparso tutt’a un tratto materializzandosi nella minaccia perentoria di un vigile urbano: – Guardate che se non la smettete vi porto in caserma per atti osceni in luogo pubblico! – Eravamo due ragazzini, un po’ coglioni, ma pur sempre due adolescenti. E per noi il bacio non rappresentava un’oscenità, anche se avevamo smesso subito dopo quell’ntimidazione che ci aveva paralizzati come una lepre davanti agli abbaglianti di un’auto. E mi chiedo se oggi la mia cattedra a tempo indeterminato possa vacillare sotto il peso della colpa di quell’ardore giovanile.
Suppongo che il prof. Stefano Rho, all’atto della dichiarazione firmata per l’assunzione in ruolo, non ricordasse quella pipì irrilevante, sepolta nella memoria da decenni di accadimenti successivi. Un professore valido, si legge in rete, preparato e stimato da colleghi e alunni che si mobilitano e chiedono a gran voce il suo reintegro a scuola. Un docente licenziato in tronco per ragioni che nulla hanno a che vedere col suo diritto all’assunzione, né coi criteri di reclutamento e che testimoniano un inaccettabile squilibrio tra la misura adottata e l’infrazione compiuta. Chi lo dice che nel pubblico impiego non si caccia via mai nessuno? Lo si fa, certo che lo si fa. Per le minchiate.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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