Mi sono iscritto al sindacato, alla CGIL, nel 1983. Avevo 24 anni e cominciavo la mia avventura nel mondo del lavoro. Lo feci perché mi sembrava bello ed eticamente avventuroso far parte di gente che difendeva il lavoro e i lavoratori. Provenivo da un’area di sinistra. La CGIL era il mio sindacato di riferimento. Ricordo anche l’emozione per la prima tessera. Mi sentivo protagonista di un processo sociale molto ampio. Il sindacato era davvero, ai miei tempi, partecipazione attiva. Ero sempre presente alle assemblee gonfie di fumo e di parole. Lunghe discussioni che puntualmente finivano con frasi molto usate da tutti: “nella misura in cui, compagni, il nostro impegno, il nostro orgoglio, la lotta operaia, la compattezza del sindacato, l’unità, siamo la classe dei lavoratori e lottiamo per difendere i diritti dei lavoratori”. Molti dei segretari cittadini, provinciali e regionali riuscirono, nel tempo, ad entrare in politica: nel PCI e nel PSI e, successivamente nel PDS, divenuto DS e, infine PD. Cose che capitano, per carità, e che fanno parte delle regole del gioco. Però io, ad un certo punto lasciai la CGIL. La lunga e autobiografica premessa serve per provare a commentare, a freddo, l’urlo di dolore di alcuni sindacati, CGIL compresa, contro il direttore della Reggia di Caserta. Sono passate alcune settimane da quell’accusa che stona nei confronti dei lavoratori, quella frase ad effetto, dura, retorica, demagogica, inutile: “‘Questo direttore lavora troppo. Così non va.” Il Direttore, lo ricordo per chi non ha avuto modo di leggere la notizia, è Mauro Felicori, scelto dal Governo Renzi con un bando internazionale e che, in poco tempo, ha dimostrato che con la cultura “si mangia”: a febbraio 2016 i visitatori sono aumentati del 70% rispetto a febbraio 2015 e gli incassi aumentati del 105%. Il direttore resta negli Uffici delle Reggia anche dopo l’orario di chiusura. I sindacati (CGIL compresa) scrivendo al Ministro Franceschini, hanno affermato che questo atteggiamento del direttore costringeva agli straordinari i lavoratori. Per il direttore però le cose non stanno così: “E’ stato un gesto di sfida che finisce solo per danneggiare l’immagine di tanti lavoratori della Reggia che stanno partecipando con passione al progetto di rilancio del Palazzo Reale.” Lui, il direttore, non ha nulla di cui giustificarsi anche perché: “la Reggia è vigilata 24 ore su 24, e anche se il direttore chiedesse a qualcuno di fare lo straordinario per seguirlo dopo la chiusura non ci sarebbe nulla di male, ma io non l’ho mai fatto”. Noi, dicono, abbiamo un patrimonio culturale e artistico immenso e non riusciamo a capitalizzarlo. Detta così sembra quasi una “bestemmia”, ma altri paesi riescono a fare impresa con la cultura in maniera esponenziale. Ci sono mostre “sold out” in giro per il mondo e ci sono luoghi – da me visitati – che non valgono neppure il portone d’ingresso della reggia di Caserta. Si dovrebbe, dunque, cominciare a guardare con una certa attenzione persone come Mauro Felicori che dimostra di avere a cuore la cultura del nostro paese e difende i lavoratori. I sindacati, quei sindacati che si sono rivolti al Ministro, dovrebbero cominciare a guardarsi intorno, dovrebbero provare a chiedersi se fanno davvero gli interessi dei lavoratori e di questo paese. Non ho più la tessera della CGIL, (e nessuno, a dire il vero, nel sindacato mi ha mai chiesto perchè me fossi andato) però questo paese lo amo moltissimo. Amo soprattutto le opere d’arte che conserviamo. Sono d’accordo con Mauro Felicori e sono convinto che la bellezza sia un buon punto di partenza per la classe operaia: quella che dovrebbe andare in paradiso. E, come si diceva una volta: segue dibattito.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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