Gesù Bambino torreggiava sull’alta rupe di carta roccia. -Avanti, avanti con quelle pecore. Togliete di mezzo il pastore adorante: si è di nuovo addormentato. E tu, via di lì. Sì, tu col coniglio morto, via, devi stare nel settore napoletano, con i bancarellari. Si sistemò il pannolino e con un lembo si asciugò il sudore. -Tutto io, tutto io. Sembra che senza di me non si possa fare niente. Fra un po’ devo nascere ed è ancora tutto all’aria. Guardò di sottecchi l’uomo di colore vestito sontuosamente che veniva avanti, poi si girò e l’affrontò. -Baldassarre, tutti gli anni la stessa storia! Ti ho detto che per te è presto. Vai con gli altri due in quell’angolo in fondo. -Ma dove? -Lì, dove c’è il cammello. E dovete starvene fermi per una dozzina di giorni. -Ma io mi sono perso. -Ma quale perso! Ogni anno tenti di fottere Gaspare e Melchiorre per arrivare primo. Ti ho detto che dovete arrivare qui insieme. Cos’è quella roba? -Mirra. -E cos’è? -Non lo so. -Sempre la stessa storia. Mi portate ogni volta questa roba e nessuno sa cosa cazzo sia. Nel cielo di mussola azzurra e cartoncino celeste comparve un ovale dorato che racchiudeva un’effige femminile. -Mamma, tu ancora non sei assunta. Sei ancora una terrestre. Non puoi ancora fare le apparizioni. -Sempre a sottilizzare, mi sono confusa. Comunque voleva dirti che ho scoperto a cosa serve la mirra. -Finalmente. Ebbene? -A imbalsamare. Gesù Bambino con gesto rapido si portò la mano destra sotto il pannolino. -Azz! Baldassarre, via di qui. Vai in fondo dove c’è il cammello, ti ho detto. E portati via quella porcheria. Diede ancora un’occhiata tutto intorno. Poi arrestò di colpo il capo e tornò indietro con gli occhi. -Chi è che ha messo quella chiesa lì? Se non sono ancora nato che cazzo di chiesa mettete? Via, via! Un gruppo di operai cominciò a afferrare la chiesa per spostarla, quando un frate li fermò con un gesto. -Aspettate, ci parlo io. Gesù Bambino intanto si era dedicato a risolvere il solito litigio tra suo padre putativo e uno degli angioletti appesi a un filo. -No, babbo, non puoi sparare all’angioletto, anche perché non potresti detenere un fucile qui. Non mi interessa se ha il numero di matricola abraso e nessuno risalirà a te. -Sta sempre a prendermi per il culo, quello là. -Chi, Gabriele? -Ma non so se è Gabriele, Filippo o Sempronio. Quegli angioletti sono tutti uguali come i ne… -Babbo! San Giuseppe si zittì, mentre Baldassarre, già lontano, si voltava come se qualcuno lo avesse chiamato. Gesù Bambino gli fece cenno di raggiungere il cammello e gli altri Re Magi e poi tornò al padre sbuffando. -E cosa ti ha detto, questa volta, l’angioletto? -Che alla mangiatoia a metterci me o il bue è la stessa cosa. Cosa voleva dire? -Ma niente, babbo. E’ uno stupido, lo sai. -Ma perché proprio il bue e non l’asinello? -Ma non ci pensare, lo sai che quello parla a vanvera. San Giuseppe guardò un po’ dubbioso l’ovale che finiva di scomparire nel cielo. -Sarà…! Gesù Bambino, quando San Giuseppe fu lontano, acchiappò al volo l’angioletto che gli svolazzava intorno. -Senti, tu. La devi smettere! Capace che quello capisce tutto, prende e se ne va, se continui a mettergli queste stupidaggini in testa. E ci lascia tutti col culo a terra. -Ma scherzavo. -E sono scherzi pesanti. L’anno scorso l’hai chiamato “Cornelio” dalla Vigilia sino all’Epifania. Non sei spiritoso. Fila via, adesso, vai a prepararti! Diede ancora un’occhiata intorno e vide che la Chiesa era ancora al suo posto. -Ma a chi parlo, io? All’asino? L’asino, che era un po’ tonto, si voltò di scatto. -Io non ho fatto niente! Gesù Bambino sollevò le spalle irritato e chiese di nuovo -Perché ancora non avete levato via quella chiesa? -Perché ho detto io di lasciarla lì. Il fraticello gli si era fatto sotto umile ma sicuro di sé. -E tu chi sei? Perché sei vestito in quel modo? Sei del gruppo pastori abruzzesi, venditori napoletani o mendicanti apolidi? -Non importa chi sono, importa chi mi manda. -E chi ti manda? Gesù Bambino e il fraticello confabularono a lungo sul sommo della carta roccia e si vedeva che Gesù Bambino era scontento. -Ma è una vostra invenzione che quell’edificio lì l’ho inventato io. Tra l’altro di qui sino ai prossimi duemila anni io verrò offeso più tra quelle mura che in tutti i postriboli del mondo messi insieme. -Non bestemmiare, Bambino. -Io bestemmio quanto voglio. E sono l’unico che lo può fare! -Comunque, te l’ho detto: se vuoi porto via la chiesa. Ma allora smontiamo tutto il presepio. Gesù Bambino si rivolse agli operai. – Per ora lasciatela lì. Ma l’anno prossimo prima di rimetterla chiedete a me. Qui gli ordini li do solo io. Gli operai si allontanarono ridacchiando. -Sì, sì, gli ordini li da solo lui…
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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