Ho conosciuto molte persone che hanno camminato, anche tutta la vita, sulla cattiva strada. E dopo anni, ancora non ho ben compreso se sia più difficile una curva o una salita. Perché nella cattiva strada c’è di tutto. Ho visto ragazzi rubare un motorino, firmare assegnai falsi. Ho visto papponi e buffoni di corte, ho visto rapinatori che urlavano ed altri che piangevano. Sulla cattiva strada si cammina a piedi, in auto, in aereo. Ma quasi nessuno conosce dove porta quella maledetta cattiva strada. Ho incontrato puttane e puttanieri, molti figli di puttana. Persone che avevano scelto quella strada per sbaglio, altri per scelta, altri ancora perché non sapevano cosa fare. Ho incontrato assassini, sequestratori di persona, violentatori di ragazzine. Pochi sorrisi e molta tristezza. La cattiva strada è gonfia di uomini e donne che distruggono la loro vita e quella degli altri. Poi ci sono quelli che la cattiva strada la scrutano. E la osservano. Hanno la penna nobile, sanno dare risposte, riescono a ricostruire storie partendo dall’infanzia. Da quando la strada non era poi così cattiva. Perché sono gli incroci a fregarci. Lo dico sempre: state attenti agli incroci. Guardate prima di passare e provate a capire dove state andando. Se non lo sapete chiedete e cercatevi qualcuno che vi dia le indicazioni giuste perché quando vi troverete ad imboccare quella maledetta e bastarda cattiva strada non dobbiate mai dire: “La colpa è della segnaletica”. No, la colpa è di chi non sa leggere i segnali che portano a quella maledetta cattiva strada. Potete arrivarci in cravatta, con il sorriso a 32 denti, con la Porche, con la camicia bianca e immacolata, con lo smartphone di ultima generazione, ma sarete voi ad imboccarla quella maledetta strada. Ho conosciuto molte persone che hanno sostato per molto tempo sulla cattiva strada. Ma, vi giuro, non avevo mai sentito un assassino dire: “Ho ucciso per capire semplicemente come si muore”. Questa gente non ha il diritto di camminare neppure sulla cattiva strada. Spero che questo ragazzo possa comprendere, un giorno, il male immenso che ha costruito nella parabola di un orrore. Nella sua cattiva strada c’era un palazzo nero e perfido. E’ crollato. Occorre controllare sempre bene le fondamenta. E sapere disegnare tele bianche, di tanto in tanto. Lasciamolo, per ora, nella sua cattiva strada. Ci saranno salite e curve da affrontare prima che scorga un piccolo rettilineo. Che, forse, arriverà. Non oggi, quando la sciabola del furore ha amplificato il varco del dolore. La perfidia non giunge mai per caso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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