Quando ero piccolo esisteva ancora la squadra buoncostume. Si, insomma, lo stato si preoccupava di come i cittadini usavano i loro organi genitali.
E tutti, vicini, amici, parenti, insegnanti, erano anche loro interessatissimi a sapere se qualcuno trombava o meno fuori dal matrimonio.
Minca e pillitu erano sottoposti a uno strettissimo controllo sociale.
Poi è venuto il Sessantotto e anche l’anno seguente è stato sdoganato.
Adesso, pare che tiri forte anche il culo, ma Alessandro Gilioli ci ha fatto sapere che la moda è diffusa soprattutto in America: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2015
Oggi ci sono rimasti solo i preti, a controllare dove infiliamo il batacchio, ma loro sono preoccupati soltanto di non riconoscere i diritti civili di chi non usa i genitali come vorrebbero loro.
Insomma, rispetti ai miei tempi, si tromba quasi in libertà e tutto ormai è diventato abbastanza banale da non attirare l’attenzione, figuriamoci l’indignazione.
C’è rimasto un campo in cui i benpensanti continuano a imperversare: la lingua.
Ho scoperto con grande tristezza che anche dei miei amici lo fanno.
La cosa mi rattrista davvero: questo almeno non è uno scherzo.
C’è gente che pretende di dire agli altri come parlare.
Sono i famigerati “prescrittivisti”.
Gente che della lingua conosce la grammatica e il lessico insegnati dalla scuola, ma per il resto ignora tutto, ma proprio tutto del fenomeno.
La lingua è come un fiume: è lì, lo vedi, ti ci puoi bagnare, ma la sua acqua non è mai la stessa.
L’acqua di un fiume è perennemente in movimento.
Così è la lingua.
Solo dei pazzi possono pensare di fermare una lingua alla fase in cui vogliono loro.
E questi pazzi esistono: http://www.corriere.it/cultura/15_aprile_22/come-maionese-ma-peggio-abbiamo-lasciato-impazzire-l-italiano-2a859d1e-e8cf-11e4-88e2-ee599686c70e.shtml?cmpid=SF020103COR
Se fermate un fiume, questo cessa di essere un fiume e diventa un’altra cosa: un lago.
Non scorre più.
Questo è quello che è successo al latino classico.
Morto.
Solo una lingua morta si può fermare.
Mentre la stessa cosa non è successo al latino popolare che si è evoluto in tante lingue diverse e vive.
Il sardo, per esempio.
Come?
Attraverso quelli che i pazzi chiamano “errori”.
La storia delle lingue è la storia degli errori che a un certo punto diventano la nuova norma, ma solo per un certo periodo.
Allora, cari amici della polizia linguistica, prima di dire cazzate e–soprattutto–prima di prendere in giro chi usa la lingua in modo diverso dal vostro, studiatevi un po’ di linguistica.
Ma non quella professata dagli italiani, che i linguisti italiani sono praticamente tutti dei politici nazionalisti sopravvissuti all’Ottocento e al servizio della politica.
Studiatevi in traduzione, magari, quello che dicono i linguisti stranieri.
La linguistica descrive, non prescrive.
Quella prescrittivista non è scienza, è politica e pessima politica.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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