Ciò che si capisce da questa ennesima crisi politica è l’assoluta mancanza di visione politica. Non se ne esce dall’orto provinciale dove i partiti, i movimenti, i cespugli, i desaparecidos, gli innominati, gli stolti e rimasugli di nani e ballerine riescono solo ed esclusivamente a contorcersi in discussioni logore, in un’eterna partita a scacchi dove le pedine sono coloro i quali a gran voce vengono chiamati “popolo sovrano”. Ovviamente non è vero, fossero interessati davvero al popolo non avrebbero inscenato questa gazzarra indecente fatta di ultimatum e peultimatum, di battute e di levate, di falchi e di colombe. Tutti, nell’arco di poco tempo, sono riusciti ad imparare l’arte della pessima politica, quella degli accordi sottobanco, delle strategie di bottega. L’unico ingenuo in questo palcoscenico del nulla sembra essere Giuseppe Conte: era partito per la guerra convinto di vincere facile e si è trovato bastonato senza neppure comprendere il perchè, lasciando il campo ai due veri marpioni (Salvini e Berlusconi) che con la regia neppure tanto occulta della prima della classe iosonogiorgia) riusciranno ad ottenere le elezioni anticipate dando la colpa politica al movimento cinquestelle e al suo piccolo leader politico. Che dire? Neppure nei peggiori bar di Caracas si sarebbe potuto assistere ad una scena così squallida e triste. Il governo Draghi non era un governo politico e non era un grande governo però dire oggi, dopo aver governato insieme, non ci piacciono alcuni ministri, è solo un modo per voler scientemente distruggere tutto. E non avevano portato neppure il pallone.
Ore 17.30 del 22 luglio 2022, quando tutto sembra destinato a chiudersi con la rottura da parte del centro destra. Poi, tutto può succedere e sarebbe la dimostrazione plastica di quanto brutta sia questa politica.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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