Cioè, veramente oggi ti dovrei parlare solo di Efisio Tola perché è il 15 giugno e quella testa calda nacque in questo giorno del 1803. Però come fai a parlare di Efisio senza parlare anche del fratello Pasquale e cercare di fare luce sul secolare mistero della braghetta pisciata del grande giurista e uomo politico di Sassari? Tu che sei sempre allocchito appresso alle solite storie di fantasmi sassaresi e te ne vai in piazzetta d’Ittiri a vedere quella casa dove ci si sente e in piazza Rosario dove ricompare ogni notte la promessa sposa sgozzata alla sconfidata e in via Roma a ciaramidare con il fantasma di quell’inglese, che così fai anche un po’ di conversation e rinfreschi la lingua; tu che vai a trovare sempre le stesse anime inquiete, insomma, non hai sospettato che a macchiare la braghetta di Pasquale, ogni santa volta, non sia altri che quel rivoluzionario del fratello Efisio? Aspè, aspè che spiego la cosa a chi non è di Sassari. Voi dovete sapere che la piazza più bella di Sassari si chiama piazza Tola ed è intitolata a entrambi i fratelli Tola, ma il monumento che si trova proprio in mezzo in mezzo è soltanto quello a Pasquale. Efisio e Pasquale erano il giorno e la notte. Pasquale era più grande di due anni ma sembrava il nonno di Efisio: rompicoglioni, cagadubbi. E stai attento qua e non ti esporre là e vedi i dispiaceri che dai a babbo e mamma e tutte queste lagne. Pasquale era conservatore ed Efisio era mazziniano. Di quelli tosti, tanto che finì fucilato dai piemontesi nel 1831, a neppure trent’anni. E così quando negli anni Quaranta il fratello Pasquale, reazionario sino al midollo, divenne uno dei primi tre deputati sassaresi al Parlamento, dovette fare di tutto perché la gente dimenticasse questa macchia del fratello rivoluzionario accoppato per ordine del re. Tra ricerche storiche, attività politica, incarichi in magistratura e persino gli onori della carica di rettore dell’università di Sassari, il paludato Pasquale, morto nel 1874, fu l’unico a meritarsi questa statua che lo rappresenta, realizzata dall’artista Filippo Giulianotti e scoperta nel 1912 nella piazza di famiglia. Pasquale vi è rappresentato seduto su una specie di trono, dando le spalle al palazzo Tola (tanto per cambiare), dove era nato Efisio: una roba che si presenta in stile rinascimentale ma che in realtà è nata diversa ed è stata conciata così dai rifacimenti della famiglia proprietaria, compreso Pasquale, nella seconda metà dell’Ottocento, quando Efisio non poteva più dire la sua. Insomma, il problema di questa statua è che Giulianotti, non so se per larvata polemica o perché lui lo vedeva così, rappresenta il giurista non compostamente seduto e con le gambe unite o al massimo elegantemente accavallate, ma stravaccato a gambe aperte e la braghetta in bella evidenza. Non fare lo spiritoso, adesso. Non c’è alcunché nella scultura, né pieghe né altro, che alluda alle dimensioni del sottostante, sulle quali peraltro non sono contenute informazioni interessanti nei copiosi volumi sulle vite degli uomini illustri di Sassari. L’unica cosa è che questa braghetta è ostentata in maniera poco acconcia per un monumento dedicato a una persona posata come Pasquale. Ed è da molti intesa come una provocazione. Specialmente dai bambini di Sassari, notoriamente maleducati. Il fatto è che, dalla inaugurazione del 1912, quella braghetta raramente è rimasta immacolata, cioè senza una misteriosa macchia scura che simula di volta in volta, a seconda delle dimensioni, o poche gocce sfuggite dalla vescica gonfia o proprio una irrefrenabile pisciata dentro le mutande i cui effetti talvolta sono andati sino quasi alle ginocchia. Il personale del Comune la ripulisce, ma dopo poco, la macchia ricompare. Un po’ come la macchia di sangue nel salone del castello nel Fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Due sono le voci più diffuse. La prima è che nel 1912, subito dopo l’inaugurazione, si sia costituito un gruppo segreto (non c’entra niente ma considerate, solo per assonanza di misteri esoterici, che palazzo Tola è tuttora sede di una delle più antiche logge massoniche della città) di pizzinni pizzoni la cui missione era quella di non lasciare mai la braghetta di Pasquale Tola senza essere pisciata. A quel gruppo si aderiva con un giuramento simile a quello di sangue della carboneria con il quale tra l’altro i congiurati si impegnavano a tramandare il rischioso compito ai loro discendenti. Rischioso perché l’arrampicata sul monumento non è tanto agevole, anche se hai le mani libere perché il secchio con la tinta te lo passano da giù quando sei già in grembo al giurista. Ma poi anche perché i bambini non è che possano circolare a notte fonda. E di solito ci si muoveva intorno alle 21, quando era già buio e le guardie municipali stavano cenando. Ma se capitava che un vigile in casuale ritardo per la cena o in volontario appostamento nell’oscurità di un portone della piazza ti beccava, se non eri svelto a saltare giù dal monumento e a correre ti pigliavi tanti di quei calci in culo che per tutta la vita rabbrividivi solo a sentire il nome del titolare della braghetta. Come mai ne so così tanto su questa prima ipotesi? Cazzi miei, avrò le mie fonti, evidentemente. L’altra ipotesi è quella paranormale. E cioè che sia il fantasma di Efisio a macchiare nottetempo la spavalda posa di Pasquale, un po’ per il suo animo ribelle e un po’ per vendicarsi delle rotture di coglioni alle quali il fratello maggiore lo aveva sottoposto per tutta la di lui breve esistenza. Qual è la verità? Fai un appostamento, anche tu. Trascorri una notte in quella piazza dove la magia si taglia a fette. E vedrai che qualche cosa accadrà.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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