Mi chiedo – e me lo chiedo nel silenzio infinito dello stare a casa – cosa ci ha insegnato Gianni Mura, grandissimo giornalista sportivo che oggi 9 ottobre avrebbe compiuto 77 anni.Intanto non è stato un giornalista sportivo ma un costruttore di parole, di sentimenti, di movimenti, di emozioni. E’, per dire, uno che mi ha fatto innamorare del Tour de France. Non solo dei ciclisti ma del Tour inteso come modello di vita, come strada da percorrere, come paese da visitare, come ristorante su cui mangiare il patè di fois gràs e condire tutto con Cote du Rhone, un vino decisamente corposo e rosso. Mi ha insegnato che occorreva utilizzare lo sport per parlare della bellezza e, perché no, della bruttezza del mondo. Mi ha fatto conoscere l’importanza di un gol di Maradona e degli assist che Greta, la piccola Greta ha provato, inutilmente, a parlare ad un mondo sordo. Sapeva raccontare Gianni Mura. Dio se lo sapeva fare. Probabilmente quanto e più del suo maestro Gianni Brera. Non usava i nomignoli, i giochi letterari antichi ed epici che utilizzata l’immenso Brera, non era poi così sicuro che il pallone fosse divino e non era troppo convinto che Baggio fosse il marziano che tutti raccontavano. Amava sempre l’uomo più del calciatore, del ciclista, del passista, dello sciatore. Amava condire lo sport con l’imprevedibilità della vita, con il fattore umano. I suoi cattivi pensieri, le sue personali pagelle, il suo campionato di calcio visto con gli occhi di una palla di lardo ci mancano. Come quel suo grasso sorriso, quel suo voler dire che lo sport è vita, racconto, storia, leggenda. Voto a Gianni Mura: 10 per ciò che mi ha insegnato, 10 per ciò che mi ha fatto amare, 1 perché è andato via troppo presto, senza neppure avvisare e 10 per gli auguri di un compleanno che ci poteva essere. E non c’è.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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