Visto che la storia non ci ha tramandato fotografie particolarmente osé, dobbiamo accontentarci delle cupole dell’Hotel Carlton di Nizza. Si dice siano ispirate ai seni della Bella Otero che l’architetto Charles Dumas pare abbia potuto ammirare in prima persona. “Dei seni con una forma curiosa, come limoni allungati con le punte in su”, li definì la sua altrettanto disinibita amica Colette, celebre scrittrice francese.
Agustina Otero Iglesias, in arte Carolina Otero, è stata ciò che oggi chiameremmo un sex symbol o, se preferite, una femme fatale. Nata in Galizia nel 1868 da madre gitana e padre navigante, una famiglia povera in canna, viene cacciata di casa intorno ai dodici anni e, insieme a Paco, un ragazzo con il quale condivide l’amore e la danza, approda a Barcellona. Le loro strade si dividono nella città catalana.
Otero balla divinamente. E quando le capita l’occasione di esibirsi a Parigi, alle Folies Bergère, l’aristocrazia la elegge sua diva. Il suo nome comincia a circolare nei salotti che contano di tutto il Continente, dove impazza la Belle Epoque. Tutti parlano della sua avvenenza, dei suoi costumi, della sua sensualità. Otero danza e danzando diventa la Diva, la donna più ambita. Diventa un’etera, qualcosa di più di una comune prostituta, una sorta di fidanzata temporanea. Tutti la vogliono, tutti la cercano. E lei si concede per ciò che le conviene. Soldi, un mare di soldi che investe perlopiù nel gioco d’azzardo.
Finisce tra le braccia del principe Alberto I di Monaco, di Edoardo VII d’Inghilterra, del re di Spagna, del re della Serbia, dello zar di Russia e financo del poeta e mandrillo nostrano, Gabriele D’Annunzio. Si narra che, dopo essere stata rinchiusa in una stanza dal granduca di Russia, Nicola, che intendeva possederla, si lanciò nuda da una finestra e cadde sulla neve, rimediando una polmonite. E che un banchiere le offrì 25.000 franchi dell’epoca per trascorrere mezzora con lui. E che, invitata a danzare a Parigi in un ricevimento in onore del sovrano russo suo amante, così rispose a due ispettori di polizia che intendevano allontanarla dalla platea per timori di scandali: “Me ne vado, ma d’ora in poi non mangerò più caviale”.
Nel 1898, a San Pietroburgo, una sua esibizione viene filmata da un pioniere degli operatori, Felix Mesguich, che lavorava per i fratelli Lumière. Il mini film, un minuto circa, fa di Otero la prima stella della storia del cinema ma costa l’espulsione di Mesguich dalla Russia, dal momento che nelle riprese compare un ufficiale dell’esercito zarista e la cosa non è gradita alle alte sfere del posto.
Quando la Bella Otero si ritira dalle scene, alla fine della prima guerra mondiale, è praticamente miliardaria. La sua fortuna ammonta a 25 milioni di dollari, la sua sontuosa dimora ne vale 15. Anziché ritirarsi a fare la calzetta e tenere i soldi sotto il materasso, Carolina Otero vive coltivando tutte le sue passioni, in particolare il gioco, fino a consumare tutti i suoi averi. Appare in questa agenda in quanto proprio il 10 aprile del 1965 si spegne in povertà, a Cannes, alla non tenerissima età di 97 anni.
Di lei e della sua vita ebbe a dire: “Sono stata schiava delle mie passioni, degli uomini mai”.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design