Sarà pure bella, l’eurodeputata Moretti. Se sia pure brava e intelligente, come lei stessa si definisce, qualche dubbio è lecito esprimerlo, nell’attesa che ce lo dimostri. Che i due aggettivi siano giustificati dal “ladylike style” in opposizione alla casareccia sobrietà di Rosi Bindi mi pare davvero risibile, fermo restando che, se dovessi esprimere un parere di gradimento sui due “modelli” rappresentati, li boccio entrambi: il primo per assenza di contenuti politici degni di questo nome, il secondo per una sostanziale e non rimarginabile differenza di vedute. Però nel primo caso parliamo di estetica, nel secondo di politica. E questa è già una differenza mica da poco. Ribadito che non so proprio se e quando Alessandra Moretti ci dimostrerà di essere “brava e intelligente”, c’è un aggettivo che le è sfuggito e che invece può meritare a pieno titolo. Alessandra Moretti è senz’altro una persona incoerente. Nel 2012, da portavoce di Bersani, attaccava Renzi definendolo “maschilista”.Ed essendo il maschilismo una forma di sessismo, ne consegue che, secondo Alessandrina nostra, il suo segretario sarebbe un sessista. Se poi vogliamo analizzare la strategia da ella utilizzata per portare Bersani alla vittoria sul sindaco di Firenze, si apre un mondo meraviglioso. Diceva, la Moretti, che il suo Pier Luigi era più bello, che da giovane aveva i capelli fluenti e somigliava a Cary Grant. Ci starebbe bene un “esticazzi”, lo so. E’ ben noto come sia andata a finire.
Sembra che l’estetica sia un principio fondante del Moretti-pensiero applicato alla sua attività politica. In una sfida mai così ricca di contenuti sul futuro del partito, lei appoggiava il pettinatore di bambole perché considerato più bello del suo avversario. Insomma, ha ragione Sgarbi (imitato da Berlusconi) quando, con becera ironia, sostiene che Rosi Bindi è più bella che intelligente. Comunque, vista la mala parata di Pier Luigi Cary Grant, la nostra “bella, brava e intelligente” Moretti deve aver cambiato gli occhiali. Noi, che non siamo maliziosi, pensiamo si spieghi solo così il repentino cambio di vedute che ha visto Alessandra riabilitare l’aspetto fisico di Matteo. Ed è proprio qui che la bella Moretti conquista sul campo un altro aggettivo da ostentare con orgoglio: opportunista. Si presenta infatti alla corte del maschilista (e dunque sessista) Renzi per chiedere se sul suo treno, quello del vincitore, ci fosse ancora un posticino per lei. Renzi, che stupido non è, la tiene per un po’ in anticamera. Un periodo di transizione che la Moretti trascorre appoggiando Gianni Cuperlo, giusto per allenarsi, prima del gran salto della quaglia. Alessandra Moretti, oggi, porta acqua al mulino di uno che considerava bruttino e maschilista. Che, però, avendo vinto il vincibile, può dare conforto alle sue aspettative di carriera. Dunque, la signora Moretti è di certo bella. Dopodiché è pure incoerente, opportunista e, perché no, carrierista. Se sia brava e intelligente non so. Caso mai furba. Ma i furbi sono talmente diffusi nell’ambiente politico italiano da aver perso, l’accezione, qualsiasi accostamento con l’intelligenza. E pensare che il post del professor Zurru, su questo blog, sia stato lapidato al grido di “dàgli al sessista” mi fa venire un discreto malumore.
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