Come tutti gli altri clienti della Banca di Sassari, qualche giorno fa ho ricevuto una lettera in cui mi si informa che, dal 23 maggio, diventerò correntista del Banco di Sardegna, avrò un nuovo Iban eccetera. La comunicazione è accompagnata dallo slogan “La tua banca cresce e diventa la prima dell’isola”. Ma perché – mi sono chiesto – non lo era già, visto che facevano parte dello stesso gruppo? Comunque sia, a me pare che il discorso vada invertito. Da due banche, infatti, passiamo a una sola, per quanto più grande e, sembrerebbe, solida.
Il problema è cosa accadrà dopo. Tutto lascia, pensare, infatti, che sia prossima anche l’incorporazione del Banco di Sardegna da parte della Bper, la Banca popolare dell’Emilia Romagna. Incorporazione nel senso di fagocitazione, dico. I segnali non mancano. Uno di questi, estremamente significativo, riguarda direttamente gli avvocati sardi, quelli che si sono sempre occupati di curare le vicende legali del Banco. Dopo aver visto sparire, all’inizio dell’anno, lo storico ufficio legale del Banco, prezioso osservatorio delle dinamiche economico-legali dell’isola, sostituito da un analogo ufficio con sede e Modena e denominazione di stampo anglosassone che fa più figo (Bper Credit Management), i legali sardi si trovano alle prese con una nuova convenzione che dovranno sottoscrivere se intendono continuare a lavorare per il Banco. Il problema è che le nuove condizioni sono quasi inaccettabili. Prevedono, tra altre cose, una clausola retroattiva secondo la quale tutto il lavoro in essere e non ancora fatturato al momento della sottoscrizione del nuovo accordo sarà liquidato in base alle nuove regole: 30% in meno sulle procedure esecutive, 60/70% in meno sulle procedure ordinarie, niente compenso del 15% per le spese generali. In compenso, ci sarà un aggravio del lavoro a carico del professionista di turno.
Alcuni avvocati direttamente interessati, dopo aver fatto due conti, hanno scoperto che, riguardo alcune pratiche in itinere, è possibile debbano persino restituire soldi alla banca, che poi sarebbe il cliente. Insomma, è probabile che diversi avvocati storici (sardi) del Banco gettino la spugna. Saranno verosimilmente sostituiti da altri colleghi verosimilmente emiliani. Peraltro, il tribunale di Modena viene stranamente individuato nella nuova convenzione come competente per eventuali controversie tra la banca e i professionisti, nonostante il contesto sia quello isolano.
Al di là della querelle in questione, è da valutare con attenzione ciò che potrebbe accadere se realmente l’intento di Bper fosse quello di incorporare anche il Banco di Sardegna, trasferendo in Emilia testa e cuore dell’istituto. E altrettanto attentamente andrà valutato l’anomalo silenzio che campeggia sulle manovre in atto e i connessi pericoli. La Fondazione, che detiene il 49% del capitale ordinario del Banco, sembra assistere passivamente. Eppure è proprio attraverso la Fondazione che la politica sarda potrebbe e dovrebbe avere voce in capitolo, visto che proprio dalla politica è sempre stata controllata e, fondamentalmente, lottizzata. Prima da democristiani e socialisti, oggi dai nuovi e rampanti “dem”.
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