Parliamoci chiaro: per quanto sia doveroso e irrinunciabile perpetuare La Giornata della Memoria, la storia ha per larga parte fallito la sua missione. Guardatevi attorno. In televisione Salvini è ovunque, quando non parla da politico sguazza a petto nudo tra le lenzuola sulle copertine di settimanali popolari.
Gruppi umani rinchiusi in recinti fisici e mentali: questi decenni dopo l’olocausto avrebbero dovuto cancellare per sempre questa riduzione della complessità, necessariamente violenta. E invece quelli che riducono la loro visione del mondo ad un certificato di nascita sono sempre più ed esponenzialmente crescono i loro seguaci. Ascoltate i discorsi dal parrucchiere, orecchiate le paure della gente quando siete in fila all’ufficio postale. Parole di persone normali, innocue. Da settimane so che un sardista vuole creare in Sardegna un partito ad immagine e somiglianza di Salvini e io, contravvenendo ai miei doveri, non ho mai trovato la voglia di scriverne.
Ho appena finito di vedere Hannah Arendt di Margarethe Von Trotta. Ne “La banalità del male”, scritto dopo avere assistito al processo al capo delle SS Eichmann, la Arendt introduce la relatività di quel male che analizza: Eichmann non era un mostro, era un ignavo burocrate capace solo di eseguire ordini. L’esecuzione di quegli ordini era, per lui, il suo dovere, niente altro. Non riteneva suo dovere pensare, Eichmann. Non si era mai sporcato le mani di sangue, Eichmann. Era un uomo d’apparato catapultato dalla sua incoscienza ai vertici del Reich.
Mezzo secolo dopo quelle conclusioni, oggi abbiamo centinaia di migliaia di brave persone accomodate dentro un sistema alimentato dal suo stesso odio, centinaia di migliaia di innocue persone che credono di difendere l’ordine e di essere in pace con la coscienza di cittadini rifiutando il pensiero e la ricerca delle ragioni altrui. E che, ancora, credono si possa rinchiudere l’uomo dentro recinti fisici e mentali. Non è un fallimento, questo?
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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