Cosa accomuna una badante ucraina ad un giornalista americano?
L’avere incontrato, ad un certo punto delle rispettive vite, un assassino sulla loro strada. In entrambi i casi, assassini così accecati dall’odio da decapitare le loro vittime.
Una badante ucraina e un giornalista americano.
Però il primo assassino, quello della badante, viene percepito come un pazzo che ha agito per propria ferocia e nel pieno controllo delle proprie azioni. Non come un uomo ossessionato dal desiderio sessuale verso una donna di umile condizione e umile provenienza, il cui rifiuto gli appariva inconcepibile.
Invece il secondo no, è un fondamentalista islamico che si attiene all’ordine della Jihad. Non è il suo pugno ad avere brandito la spada della decapitazione ma l’imperativo di una religione violenta, secondo il messaggio veicolato da certi media e dai fautori dello scontro tra civiltà.
Ma i morti e il loro sangue sono uguali, le vite spezzate e le teste mozzate sono uguali.
Il primo assassino è un pazzo, il secondo un fanatico vittima del suo credo religioso. Non un ragazzo di buona famiglia inglese accecato dalla follia annidata dentro di sé e che, probabilmente, sarebbe comunque esplosa sotto un’altra insegna. Magari si sarebbe iscritto alla rivoluzione marxista oppure a quella neofascista, come quel fanatico norvegese.
Il primo è un pazzo, ci dicono. Il secondo una vittima del fanatismo e allora dobbiamo rispondere distruggendo l’Islam, ci lasciano intendere.
Polverizziamo quel miliardo di musulmani sparsi per il mondo: anche se il 75 per cento di loro non sono arabi, ognuno può nascondere una spada per decapitarci.
E allora proibiamo vino, birra e alcolici, perché sono prodotti nobili ma ogni sabato sera qualcuno ne abusa, provoca risse e incidenti stradali.
Proibiamo anche il sesso, perché qualcuno lo trasforma in causa di morte.
“Nessuna costrizione nella fede”. Dove lo trovate questo versetto?
Nella seconda Sura del Corano.
La verità è che nessuna persona davvero libera di agire può uccidere un proprio simile, se non per effetto della propria follia. E nessuna religione lo impone. Ognuno di noi deve rispondere di sé stesso. E se la sua follia non glielo permette, tantomeno il tutto può essere il pretesto per una guerra tra civiltà.
Però i vari Magdi Allam sparsi per l’Italia propugnano l’indispensabilità di difendersi da una religione che sarebbe, di per sé, intollerante.
La vedete la foto di questo post?
Siamo io e mia moglie, nel giorno del nostro matrimonio. Ci siamo sposati nella Chiesa di Stella Maris, a Porto Cervo.
Una chiesa cattolica costruita per espresso volere di una divinità musulmana.
Si chiama Karim Aga Khan e non è solo un arabo pieno di soldi, ma anche l’Imam della confessione ismailita, una delle confessioni dell’Islam sciita seguita da quindici milioni di fedeli.
Un capo religioso musulmano cinquant’anni fa ha finanziato la costruzione di una chiesa cattolica.
Ci sono musulmani e musulmani.
Ci sono amanti del vino e alcolizzati.
C’è chi è stato comunista e non terrorista.
C’è chi è stato fascista e non ha mai torto un capello ad alcuno.
Ci sono amanti delle donne e pervertiti violenti.
Ci sono brave e cattive persone.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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