L’ho ascoltato poco e distrattamente. Però la fama di autore “maudit” l’ha meritata grazie anche al suo suicidio, avvenuto il 5 aprile del 1994. Parlo di Kurt Cobain, chitarrista e frontman dei Nirvana, gruppo grunge e alternative rock che Kurt fondò nel 1987. Ricordo, in quegli anni, alcune discussioni con dei miei amici amanti dei Rolling Stones e dei Led Zeppelin: I Nirvana saranno quello che Bob Dylan è stato per la generazione precedente: negli anni si parlerà della musica dividendola tra “prima dei Nirvana” e “dopo Nirvana”. Non ne fui mai convinto perché il gruppo non mi convinse: pubblicarono solo tre album e il secondo “Neverrmind” considerato da tutti qualcosa di essenziale, diverso, nuovo nel panorama della musica, non mi piacque per niente.Sono all’antica e probabilmente mi sbaglio ma quell’album che ho sentito solo alcune volte non mi ha lasciato nulla di interessante e niente per cui valga la pena ricordarlo. Sono ovviamente pronto a cambiare opinione nel campo musicale e molte volte l’ho fatto. Non in questo caso. Considero i Nirvana un gruppo tutto sommato “normale” e i pezzi contenuti nell’album “Nevermind” qualcosa che passa e nessuno ricorda. Dicevo di aver cambiato idea su altri gruppi. Gli afterhours, per esempio e il suo poliedrico musicista Daniel Agnelli. Ho compreso che c’è un progetto intorno a dei bei pezzi. Il 5 aprile del 2002, per esempio, veniva lanciato l’album “Quello che non c’è”. La canzone con lo stesso titolo del disco è un piccolo e delizioso capolavoro. Perché la musica è passione e i Nirvana non me ne hanno trasmesso. E un po’ mi dispiace.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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