“Tu vuoi che io racconti, ora che non ho più nulla in corpo da vomitare e la bocca è una caverna dove la parole camminano al buio” * I nove superstiti hanno raccontato la storia. Una storia che, ormai, non interessa più, non fa più quasi notizia. Sotto la minaccia delle armi libiche, 400 profughi sono stati fatti imbarcare nei quattro gommoni, col mare mosso. Gommoni che non potevano resistere con quel mare, e si sono ovviamente rovesciati. Poveracci, sono affogati quasi tutti. Da quando il regime libico è stato rovesciato con il fondamentale contributo di una coalizione di paesi occidentali, le cose lì sono peggiorate. La Libia era il paese africano con il maggior indice di sviluppo umano. Poi, il nostro ricco Occidente, ha deciso di spartirsi quel petrolio, e ora lì c’è il caos. Cosa? Dove? 300 morti? ah si, i soliti naufraghi. Poveracci. Si vabbé, ma non potevano starsene a casa loro? Gli annegati provenivano per la maggior parte dal Mali. Nel Mali c’è una guerra civile, un golpe militare ha rovesciato un governo democraticamente eletto. Ci sono diverse etnie in lotta tra loro e i soliti giacimenti di petrolio da controllare, in quella parte di deserto che prima non interessava a nessuno. Ovviamente, con la guerra, sono spuntati i terroristi e i fondamentalisti islamici. Così lì è arrivato l’esercito francese a controllare la situazione dell’ex colonia, ora uno dei paesi più poveri del mondo. Altro che Libia. E insieme all’esercito francese, subito dopo, è arrivata la coalizione europea, Italia compresa, a controllare l’area. Nessuno ci tiene a fare il “Je Suis” con i cadaveri di poveracci in fuga dalla guerra. Già, ma perché non se ne stanno a casa loro? Già, perché. “Ogni cosa importante di me, ha lasciato la barca, ormai”*.
(*Tratto da UNDICI, di Savina Dolores Massa).
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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