Dover difendere Bruno Vespa è un compito ingrato e mai avrei pensato potessi cacciarmi in questo guaio, ma proprio non posso farne a meno. Non guardo mai Porta a Porta e non ho neppure visto la puntata con i nipoti del defunto Casamonica, ma questo non incide ai fini del mio giudizio. Quel che Vespa produce nelle sue seconde serate ha prevalentemente poco a che fare con il giornalismo, è salotto televisivo infestato dalla peggiore politica che, peraltro, utilizza questo spazio a suo uso e consumo, ben sapendo di poter agire senza troppi disturbi da parte del conduttore. Però in questi giorni si discute di altro. Ci si scandalizza perché Vespa ha permesso ad una figlia ed un nipote di Casamonica di raccontare il loro mondo a Porta a Porta.
Io credo che la conoscenza non possa fermarsi di fronte ai nostri giudizi o pregiudizi morali. Io, giornalista, se potessi intervistare Bernardo Provenzano o Totò Riina non esiterei neppure un momento, se settant’anni fa fossi riuscito a parlare con Hitler o Mussolini avrei fatto carte false per poter strappare loro una dichiarazione. Il giornalismo è conoscenza e la conoscenza, a volte, passa attraverso il confronto con facce e menti non esattamente rassicuranti. I migliori giornalisti hanno intervistato i peggiori criminali sanguinari ed è giusto che così sia stato. La faccenda Casamonica è un argomento giornalisticamente appetibile e meritevole di approfondimenti, anche sentendo i diretti interessati: Bruno Vespa poteva farlo e lo ha fatto. Non so in che modo abbia condotto l’intervista, ma non è questo che a me interessa. Chiedo a voi, perché non sono riuscito a capirlo: ma la figlia e il nipote di Casamonica sono pregiudicati? Perché io nel salotto di Vespa ho visto tante volte un pregiudicato per reati contro lo Stato parlare per conto dello Stato, stringere accordi con i cittadini senza che i cittadini ne sapessero nulla, vantare successi contro la mafia benché socio di un condannato per associazione mafiosa. E nessuno ha gridato allo scandalo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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