Il 14 ottobre era il mio compleanno. 48, per dirla tutta. Approfitto di questo post e ringrazio tutti per gli auguri, molto graditi. Il 14 ottobre era anche il compleanno del Partito Democratico. Nato dieci anni fa, è molto diverso da quello che in molti avevamo immaginato e desiderato. Non c’è nulla di strano: i fenomeni sociali e politici sono poco prevedibili ed è facile sbagliarsi: io l’ho fatto. Non è più il mio partito da un po’, anche se a livello locale continuo a fare il tifo per chi dedica del tempo a riunioni, documenti, battaglie, alla politica, insomma. Il 14 ottobre 2017 però, si è celebrato un altro compleanno, quello di La Maddalena. 250 anni, per la precisione. È difficile stabilire quando nasce un paese. Nel caso specifico, il paese sta spaparanzato su un’isola molto più antica di qualsiasi paese o città sul pianeta: il granito che la compone ha circa 300 milioni di anni, la sua natura di isola risale invece a circa 20 milioni di anni fa, quando il blocco Sardegna-Corsica-punta calabra si spezzò in vari frammenti. Il paese invece, ha meno di 250 anni. Sì, perché il paese come lo conosciamo oggi, nasce a cavallo tra Sette e Ottocento, quando i membri del villaggio còrso che risiedevano al centro dell’isola vengono invogliati a trasferirsi al mare, protetti ormai dalle navi e dalle armi sabaude. Il villaggio, invece, era più antico e nacque ben prima di 250 anni fa. Abbiamo notizia di bambini, nati a La Maddalena e battezzati a Bonifacio, già dal 1683, quando un embrione di comunità transumante e un gruppo di capanne dovevano già esistere tra i corbezzoli e i cisti al centro di “Maddalena”, sul Collo piano. Il nome poi, Magdalena, era più antico ancora, visto che inizia a essere usato ufficialmente dalla fine del Cinquecento. Ma allora cosa è nato in quel mercoledì, 14 ottobre del 1767? Non il paese, che nacque dopo. Non il nome, che nacque prima. Non l’isola, uguale a sé stessa dalla notte dei tempi. Non la comunità, che vivacchiava da secoli tra i sentieri nella campagna e le capanne e i pozzi e i recinti per il bestiame e le vedette e i punti di approdo e le barche appoggiate sulla spiaggia e le bestie al pascolo e le sementi nascoste nei tafoni e le armi nascoste sotto le sementi e i segnali luminosi tra le isole e i corsari e i pirati saraceni e i Doria e i pescatori campani e i contrabbandieri eccetera. Ma cosa nacque, allora? Il 14 ottobre del 1767 alcune decine di soldati, partiti da Santa Teresa di Gallura (all’epoca Longonsardo), erano sbarcati a Santo Stefano e da lì avevano raggiunto due punti della costa di La Maddalena, a Ovest e a Sud. I due gruppi si erano mossi verso la parte alta dell’isola, dove sapevano che avrebbero trovato “la villa”, il vecchio villaggio còrso. Gli indigeni, forse neanche troppo sorpresi, non avevano opposto resistenza. Con quello sbarco, e l’immediata costruzione dei primi trinceramenti armati, iniziava la storia sardo-piemontese di La Maddalena. Quindi, quel giorno, nasceva un dominio. Non mi si fraintenda. Non sto dicendo che prima di quel giorno le isole fossero chissà quale Eden. Vi si conduceva una vita durissima, che l’arrivo dei Piemontesi contribuì sicuramente a migliorare: non abbiamo la controprova, ma se La Maddalena è diventata il paese che è, questo è avvenuto sotto l’ala -arcigna quanto si vuole- dei Savoia. Ma è importante tener presenti due punti: il primo è che anche le democrazie e le società più pacifiche, nascono sempre da un atto violento e sempre con atti violenti sono pronte a difendersi, anche quando è palesemente superfluo (ho ancora impresse le immagine della polizia spagnola che pesta i disarmati elettori catalani). Il secondo punto è che, prima della violenza esiste una comunità, sempre, perché altrimenti la violenza nemmeno si dà. È sempre violenza di uomini su uomini, di confini che spostano altri confini, di mappe che pretendono di descrivere un territorio spodestando altre mappe. Di leggi e di rapporti economici che ne soppiantano altri. Quel 14 ottobre del 1767 non nacque La Maddalena. Nacque solo una forma. Nulla da ridire sulla ricorrenza, figuriamoci; qualcosa bisogna pur festeggiare e comunque trovo suggestivo e mi intriga poter dire di essere nato lo steso giorno della mia Città, il 14 Ottobre. Ma per quanto mi riguarda continuo a chiedermi con più interesse: che facce avevano quei primi abitanti? Che voce avevano? Di cosa parlavano quando a fine giornata, mentre sulle Bocche calava il silenzio, si riunivano per fare il punto? Parlavano di incendi, carestie, cannonate, puttane, soldati in esplorazione, colonnelli in visita, maiali da comprare? E in che lingua lo facevano? E come si vestivano? Ieri sera ho fatto un giro dei miei. Nulla di impegnativo, due ore di camminata su asfalto, lungo l’anello panoramico che collega la parte alta dell’isola con la costa occidentale. Dall’alto si controllano le Bocche da una parte all’altra e si intravvede la piana dove sorgeva il vecchio villaggio còrso. Si vede benissimo Santa Maria e, con la luce giusta, si riconosce la casa sorta sui ruderi della chiesa medioevale. Si vedono bene anche Lavezzi e Cavallo, testimoni oculari della potenza con cui i romani controllavano il Mediterraneo, e le rocce di Cala Corsara, che hanno fatto da riparo a viaggiatori più antichi dei Romani, armati di ossidiana e di pochissime altre cose. Poi l’anello scende verso il mare e tocca uno dei punti in cui in quell’Ottobre i piemontesi sbarcarono per raggiungere il villaggio. Alcune vecchie carte fanno supporre che l’attuale strada panoramica ricalchi il percorso di sentieri molto antichi: ci sta dunque che i soldati che presero l’isola da Ovest abbiano fatto il mio stesso percorso, ma a salire. Il mare era completamente immobile e liscio, e molte macchine si stavano fermando lungo la strada per godersi il sole che calava dietro Porto Pozzo. Il 14 ottobre di 250 anni fa è stato senz’altro un giorno importante, ma il legame tra gli uomini e queste isole è infinitamente più antico. Aver presente la storia mentre si ammira, dall’alto e dal vivo, la geografia, serve a farci sentire piccolissimi, con i nostri anniversari e le nostre ricorrenze. Piccolissimi, ma comunque a casa.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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