“Questa volta la Regione non potrà dire di no: offrono 45 miliardi di euro”. Gavino spegne pensieroso il tablet e si rivolge alla moglie. “Dobbiamo metterci il cuore in pace, tanto prima o poi quest’isola va all’asta col rischio che ci comprino i narcotrafficanti e qualche mafia, oppure arriva un rilancio astronomico di uno stato che non si può respingere”. Maria spegne il ferro da stiro e si siede sul divano a fianco al marito. Ci pensa su un attimo e poi sbotta: “In fondo per noi che cosa cambierà? Invece di pagare il mutuo alla banca lo pagheremo al fondo sovrano di qualche Stato. E finirà questa situazione di incertezza. Loro diventano padroni della Sardegna, la Regione estingue i debiti e si scioglie, poi arriva un commissario dell’Unione europea e tutto il potere passa nelle mani del suo staff di tecnici. Noi dovremo ospitare centomila profughi che si insedieranno nelle aree ex regionali. Ci sarà da costruire, urbanizzare, coltivare. Mi auguro che diano lavoro a tutti. Magari i nostri figli potranno tornare a casa”. Gavino prende la mano della moglie e la carezza dolcemente. “Tu lo sai – dice con la voce rotta dalla commozione – che sono sempre stato sardista e nazionalista. Ho sempre creduto nella nostra autonomia ma ci hanno ingannato. La Regione ha sperperato a più non posso in progetti assurdi, dalla chimica verde ai gassificatori, ai treni veloci per una rete ottocentesca. Ci siamo fatti mangiare la sanità e gli aerei dal Qatar, i traghetti dai napoletani, l’energia elettrica dai ceki. I migliori alberghi sono finiti in mano a russi e arabi. Gli olandesi hanno il monopolio dei porti e persino il pecorino lo importiamo dai rumeni…”. “Ohi ohi!- sospira Maria – Bella fine che abbiamo fatto! E che le cose andavano male si è capito dai tempi di Budelli e Mal di ventre”. “Quello che mi fa più rabbia – sbotta Gavino – è che se ci comprano le isole Kiribati è proprio una presa per il culo. Eravamo troppo poveri per avere centrali elettriche a norma e industrie non inquinanti. Alla fine abbiamo pagato più multe per aver superato le quote di emissioni di CO2 di quanto abbiano reso gli impianti che nessuno voleva e che noi per fame ci siamo accollati. E le serre fotovoltaiche e le pale eoliche hanno sconvolto le campagne. Abbiamo pagato miliardi che sono andati ai paesi che stanno finendo sott’acqua per il riscaldamento globale e l’innalzamento degli oceani. E ora che la Regione è in default loro ci comprano con i nostri soldi”. “E il cantone svizzero-sardo?”. “Un’altra fottitura. Parole, parole ma poi a cacciare soldi gli svizzeri da quell’orecchio non ci sentono”. “Ma al meno questi delle Kiribati sono isolani. Tra isolani ci si intende: tu hai sempre detto così” dice speranzosa Maria. Gavino la fissa dolcemente col viso rigato dalle lacrime: “E che ne so io, vengono dal Pacifico. Di cento isolotti se ne sono salvati dalle onde un paio. E magari sono pure pindacci!”
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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