Succede che ti trovi in giro per una città in cui non abiti e che credi di conoscere (Olbia).
Succede che hai con te il computer portatile perché sai di avere un paio d’ore e le vuoi usare per lavorare.
Succede che cerchi su Google alla ricerca di un locale attrezzato in cui poter utilizzare una connessione wi-fi ed eventualmente la rete elettrica, perché le batteria non è al massimo.
E succede di non riuscire a trovare nulla.
I locali trovati su google, o sono chiusi, o hanno problemi di connessione, o non hanno una presa utilizzabile, o non te la possono far usare.
Sono tutti molto gentili, ma non sono in grado di risolvere il tuo problema.
Allora succede che cerchi un parcheggio e ti metti a passeggiare per le vie di Olbia Antica, quella in cui ogni tanto affiora un pezzo di Roma o di Cartagine, o anche pezzi di Sardegna di quando eravamo Spagnoli, perché di Savoia ancora neanche l’ombra.
Olbia è bellissima, ha un cuore che è un impasto di mare e campagna, e sa di antiche vie percorse da carri e navi.
E girando tra tutti questi segni, tra tutte queste porte verso altre dimensioni, succede che a un certo punto, entrando in Via Acquedotto da Via Regina Elena, trovi un’insegna che ti ispira. Sopra c’è scritto “New York Café”. Allora entri e provi a chiedere se è possibile navigare e utilizzare una presa in caso di necessità. E la barista, con un sorriso gentile, ti risponde che naturalmente è possibile e ti indica un paio di postazioni tra i tavolini in cui poterti sistemare.
La mia mattinata è svoltata in quel momento e anche la successiva e quella dopo, cioè oggi.
Il numero di coloro che avrebbero bisogno di un servizio del genere è alto, sempre più alto. Può piacere o meno, ma abbiamo sempre più bisogno di sentirci iperconnessi, senza che questo significhi diventare meno umani e rinunciare a cose di prima necessità, come la gentilezza.
Dimenticavo, il caffè è ottimo.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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