Il 16 marzo del 2000, una squadra di operai romeni, piastrellisti di gran valore, va a conferire col datore di lavoro, tale Cosimo Iannece di 35 anni, napoletano. Tra gli operai, uno in particolare, Ion Cazacu, più esperto degli altri, si fa portavoce di una serie di richieste: vorrebbero un paio di mesi di stipendi arretrati e il versamento dei contributi. La scena si svolge a Gallarate, dove il lavoro non manca e dove la crisi che azzopperà l’economia mondiale è ancora lontana. Gli operai sanno di poter contrattare, perché sono bravi, perché la richiesta di lavoro è tanta, e perché è un loro diritto. Cazacu ama l’italia. Ha due figlie e una moglie che va a trovare spesso in Romania. Le va a trovare anche per Natale, poi torna in Italia e riprende a parlare con loro la Domenica, quando le chiama al telefono. Quel 16 marzo, Cazacu e i suoi colleghi si presentano da Iannece e iniziano a contrattare. La contrattazione diventa discussione, la discussione diventa litigio e a un certo punto Iannece prende una tanica di benzina, la versa addosso a Cazacu e gli dà fuoco. La famiglia viene avvertita solo dopo qualche giorno. Ion è all’ospedale, lotta tra la vita e la morte ma nel giro di un mese le ustioni sul 90% del suo corpo se lo portano via. Enrico Deaglio, nel suo libro PATRIA 1978-2008, ci racconta le parole di Nicoleta, la moglie di Cazacu, che parlando del processo a Iannece spiega: “La gente non valuterebbe come grave ciò che è capitato a Ion, se non verrà sanzionato con una pena adeguata e penserebbe che la morte di Ion, così atroce e insensata, non ha in verità alcun peso, perché Ion era uno straniero. Penserebbe che i diritti degli stranieri non sono uguali a quelli di un cittadino italiano”.La figlia Forina invece, che aveva seguito il processo da studentessa di Legge e che insieme alla sorella si era trasferita in Italia, a Gallarate, in un intervista a Varesenews del 2015, disse: “E’ con la morte di mio padre che ho scoperto che in Italia era sfruttato. Lavoravano 15/18 ore al giorno, non veniva pagato dall’inizio di gennaio. Non aveva mai detto che abitava in un bilocale di 40 metri quadrati con altre 11 persone oltre lui, dodici in totale. Ma io non ho mai cambiato idea sull’Italia. Non voglio confondere un pazzo assassino con un Paese intero”.
Dario Fo e Florina Cazacu hanno raccontato la storia di Ion, nel libro a due voci: Un uomo bruciato vivo.Cosimo Iannece, condannato a 30 anni in primo grado e in appello, ha visto ridurre la pena a 16 anni col passaggio in Cassazione, essendo caduta l’aggravante dei futili motivi.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.018 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design