Io sono di sinistra (omaggio a Giorgio Gaber)
Io sono di sinistra – e lo sono sempre stato – perché mi piacciono le curve e perché amo le cose difficili e complicate. Io sono di sinistra perché da piccolo, quando i miei amici si azzuffavano, preferivo le parole e tentavo in tutti i modi di spiegare che era sbagliato litigare. Ma lo facevo anche perché avevo paura di rompermi gli occhiali. Io sono di sinistra perché delle canzoni ho sempre amato le parole, anche perché ero e sono davvero negato a suonare la chitarra. Io sono di sinistra perché il primo racconto che ho è letto è “dagli Appennini alle ande” tralasciando tutte le altre pagine del libro cuore. In quel racconto ho capito quanto nessun viaggio fosse definitivo. Io sono di sinistra perché il mio primo libro è stato “le avventure di Tom Sawyer” e leggendolo ho capito quanto fosse importante crescere, fin da bambini. Io sono di sinistra perché ho sempre pensato a Lucio Battisti come un grande cantante, un buon dispensatore di emozioni e “il mio canto libero” è la canzone della mia prima dichiarazione d’amore ad una ragazza. Io sono di sinistra perché a quella ragazza, dopo la famosa dichiarazione (vuoi metterti con me?) non riuscivo a dire altro. Io sono di sinistra perché da piccolo avevo le lentiggini e pensavo fosse segno di grande intelligenza (poi mi sono sparite e ho furbescamente glissato sulle lentiggini e sul loro significato). Io sono di sinistra e mi piace ascoltare Claudio Baglioni, le Orme, la Pfm, Laura Pausini, i Rem, i Credence, i Pink Floyd, oltre ai classici di “sinistra” troppo facili da amare. Io sono di sinistra e so abbracciare, sorridere, scherzare. Io sono di sinistra e mi piace bere il Ferrari millesimato, l’armagnac e il Brunello di Montalcino e, a dire il vero, non ho mai amato l’Albana e il bracchetto. Io sono di sinistra e mi piace Giorgio Albertazzi, Alberto Sordi e Dustin Hoffman, Clint Eastwood e Giuseppe Tornatore, non solo Nanni Moretti. Io sono di sinistra e leggo Amado, Baricco, Sepulveda, ma amo Fallaci e Stephen King. Io sono di sinistra ma sono stato molto male quando Bersani ha dovuto abbandonare il campo, quando è arrivato Letta e dopo Renzi e la Boschi e Martina e il Pd. Io sono di sinistra – e sono rimasto a sinistra – quando questi signori hanno smesso di pensare al paese reale e hanno cominciato a parlare di “sistema paese”. Io sono di sinistra perché preferisco il “noi” e non mi piace chi utilizza il “loro” per giustificarsi, per dare le colpe, per dire “anche loro lo fanno”. Io sono di sinistra perché il rispetto, la dignità, la passione, gli ideali, le visioni non hanno sesso e non ci sono quote da dividere equamente tra uomini e donne, alti e magri, corti e lunghi, brutti e belli, con o senza occhiali. Essere di sinistra significa aver compreso che queste sono divisioni settarie e controproducenti per la costruzione di un progetto. Io sono di sinistra perché ho compreso di non essere dalla parte giusta, ma di essere da una parte, di non essere dalla parte migliore, ma di avere un progetto diverso dalla destra, di non essere il depositario della cultura, ma di avere qualcosa diametralmente opposto da raccontare rispetto a quelli di destra, di non avere la soluzione ma diverse soluzioni e queste cose ed altre ancora vorrei raccontare. Io sono di sinistra – e lo rimarrò per sempre – perché sono innamorato del mio mare, della mia terra, degli occhi di chi lavora, degli occhi di chi non lavora, degli occhi degli ultimi e dei penultimi, degli occhi di chi sorride e di chi non ha più la forza, delle canzoni e delle parole, delle musiche e dei silenzi, dei sorrisi e degli abbracci, delle cose serie e delle cazzate. Tutte cose che, sicuramente, amano anche a destra. Con una differenza: la prospettiva.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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