Quando parole che ritengo ingiuste e sbagliate provengono dalla bocca o sgorgano dalla penna di persone che stimo e sento vicine, mi dispiace. Se leggo un post o una dichiarazione della Barracciu che non condivido, non provo alcuna amarezza: so che appartengono ad una persona a me molto distante e quando li commento è solo perché sento il dovere di contrapporre il mio punto di vista a quello di una figura investita di una importante funzione istituzionale. Ma non mi sento per nulla coinvolto sul piano umano. Invece sentirmi in profondo disaccordo con Michele Piras mi crea disagio. Non lo conosco granché, ma mi è sempre parsa una delle voci più genuine, appassionate e credibili della sinistra sarda, oltreché un’intelligenza molto viva. L’altro giorno ho letto un suo articolato intervento su Facebook nel quale valutava come profondamente sbagliata la scelta di costituire una sinistra antirenziana. Condivido: nessuna aggregazione politica seria può trovare la sua ragion d’essere esclusiva nell’essere contro qualcuno e, per quanto Renzi non convinca neppure me, mi pare uno sproposito l’idea di far dell’antipatia o dei dubbi sul metodo un partito. Va bene, fin qui ci siamo. Ma poi Michele Piras pone sullo stesso piano il dissenso verso Renzi e l’antiberlusconismo e dice, nella sostanza, che questo antiberlusconismo è una malattia della sinistra, una forma di dannosa perversione da lui mai condivisa. Si spinge a dire, infine, che il berlusconismo è “prepolitico”. E io, su questa strada, Piras non lo seguo più. Io sono antiberlusconiano e sempre lo sarò. Non è un fastidio fisico per la persona – qualcuno trova comodo svilire ad una reazione allergica l’antiberlusconismo – ma è la necessità di alzare una barriera contro un’idea di mondo con la quale mai si potrà scendere a compromessi, la necessità di delimitare la propria identità indicando con esattezza tutto ciò che con questa identità è in insanabile contrasto. Esistono delle differenze inconciliabili con quel mondo e non sono affatto pre politiche: sono tutte politiche, sono anzi quanto di più politico possa esservi. Io non sono antiberlusconiano perché Berlusconi è ricchissimo o perché si porta a letto donne giovani e belle. No. Io sono antiberlusconiano perché, quando avevo ventitré anni, ho visto un ministro della Giustizia tentare di depenalizzare i reati di corruzione e concussione con un decreto; io sono antiberlusconiano perché, da giornalista, ho visto cacciare Indro Montanelli dalla sua redazione e l’informazione trasformata in propaganda becera, vile e vigliacca; Io sono antiberlusconiano perché l’orizzonte non può essere solo il denaro, lo sono perché credo che il denaro sia un mezzo e non un fine; io sono antiberlusconiano perché credo che quelle (quelle, non le) televisioni commerciali siano state una irrimediabile catastrofe antropologica, gli strumenti alienanti del cittadino trasformato in consumatore, in cui ogni messaggio nasconde una merce da piazzare; io sono antiberlusconiano perché con Berlusconi ho visto il razzismo cieco diventare forza di governo, l’intolleranza e la xenofobia farsi legge; Io sono antiberlusconiano perché ho visto il più grande partito politico diventare tale dopo tre mesi di martellanti campagne televisive, e tre mesi prima neppure esisteva; io sono antiberlusconiano perché ho visto quel partito designare i propri dirigenti per insindacabile scelta di un’unica persona, senza mai celebrare un congresso o alcuno dei riti della democrazia. E potrei parlarvi di Gasparri, Santanché e Brambilla ministri, e potrei elencarvi mille altre ragioni. Io sono antiberlusconiano per tutti questi motivi e per tanti altri. E mi dispiace doverlo ricordare a Michele Piras, una persona che stimo. In questo sta la mia amarezza.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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