Quella vignetta non è bella. Per dirla con Daniel Pennac – che di francesi se ne intende – la vignetta sulle vittime del terremoto è “stronzissima e basta. Non è divertente, non fa ridere nessuno se non chi l’ha concepita, quasi non merita il nostro sdegno”. Però è necessario continuare a dire “Je suis Charlie”. Perché una vignetta, per quanto stupida, non può mettere in discussione quell’espressione coniata come “simbolo dell’opposizione radicale e senza mezzi termini all’assassinio di giornalisti e di disegnatori”, continua Pennac. Dunque, dobbiamo rimanere “Charlie”, nonostante la vignetta. Quel disegno ci riguarda e ci tocca molto da vicino. Ci fa male perché dietro quei tratti ci sono circa 300 morti, moltissimi feriti, vite distrutte, sbriciolate, paesi interi scomparsi, storie da ricomporre. Il sisma all’italiana non può essere rappresentato da delle lasagne che sono strati di corpi umani sepolti tra le macerie. Non fa ridere. Proprio per niente. Ma non è la striscia satirica a farmi indignare, quanto la facilità con cui siamo abituati a prendercela sempre con i buffoni di corte e mai con il Re. La vignetta rappresenta la realtà. Non si ironizza con i morti e solitamente il vecchio adagio “scherza con i fanti e lascia stare i fanti” dovrebbe rappresentare il confine tra la decenza e il cattivo gusto. Tutto questo è stramaledettamene vero ma è comunque chiaro che quelle lasagne di carne terribili, indicibili, vomitevoli, sono il frutto non di un disegno di una matita sfrontata e fuori luogo ma il risultato cinico di scelte scellerate di uomini che, magari, erano presenti ai funerali di chi è stato sepolto da quelle macerie. Il settimanale satirico francese si è sentito in dovere, attraverso un’altra vignetta, di provare a spiegare la prima. Lo ha fatto facendo parlare un superstite del terremoto quasi sepolto dalle macerie: “Italiani, non è Charlie Hebdo che ha costruito le vostre case, è la mafia”. Bruttissima vignetta anche questa. Stronzissima, direbbe Pennac. Come la mafia. Forse è il caso di continuare ad essere Charlie. Nonostante tutto la cruda verità non è la matita di una satira mal riuscita, così come era quella nei confronti di Maometto. La verità è che il re è nudo da molto tempo. Fa sempre paura ricordarlo. Al re e ai sudditi. Il disegno rimane inopportuno, ma dietro il gesto c’è tutta la libertà da difendere. Io, dunque, nonostante tutto, resto “Charlie”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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