pubblicato il 22/7/2015
Ormai è un’invasione. Basta, non se ne può più. In ogni blog, in ogni trasmissione, addirittura nei bar (che prima erano posti rispettabili) non si fa altro che vedere questi invasori che pretendono di dettare legge a casa nostra. Li vedi che girano tutti col cellulare, che si incazzano se non funziona il wifi, che si lamentano del mangiare e sono sicuro che non pagano le tasse. Ma è ora di dire basta. Basta con chi non rispetta le nostre regole. Se vogliono fare i cavoli loro se ne vadano da un’altra parte, non a casa nostra. Che vadano in Germania, che lì quelli come loro li inquadrano come si deve. Di chi sto parlando? Ma del razzista medio di destra e purtroppo a volte anche di sinistra. Quello che ogni volta che sente dire “Lampedusa” comincia a imprecare contro i negri, i comunisti e Papa Francesco e tira fuori tutta la sua voglia di Mussolini. Quello che si lamenta per ogni sbavatura della vita collettiva e poi è il primo a non pagare le tasse. A quel genere di italiano vorrei dire un paio di cose. Sulle regole: una comunità, una società moderna si fonda su un nucleo minimo di regole fondamentali. Nel caso di noi italiani, queste regole si chiamano Costituzione. Essa esclude il razzismo dalla sfera dei comportamenti leciti. In particolare, all’art. 2 dice: “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Su “Nazione e Identità”. La Nazione non è una cosa. Non è un pezzo di terra né un’istituzione. La Nazione è una relazione. È la relazione tra un popolo e un territorio. Un popolo i cui membri nascono su un certo territorio, trovano in questo fatto il proprio essere Nazione. Ma i contenuti del nostro essere Nazione, cioè la nostra Civiltà, vengono dalle mille culture da cui è nata l’Italia. Per questo, usare l’idea di Nazione Italiana per andare contro la Civiltà Italiana è come tagliarsi l’uccello per dimostrare chi comanda: una coglionata. Per non parlare dell’identità. Si sente spesso dire, riferito ai disperati che rischiano la vita per raggiungere l’Europa, che noi abbiamo la nostra identità di italiani e che non possiamo lasciarci invadere, convertire, inquinare ecc. Io dico che la vita è fatta di scelte, e che se uno conosce qualcosa, questo può aiutarlo nel momento della scelta. L’Italia esiste dal 1948 o dal 1946 o dal 1943 o dal 1861 (se siete razzisti e siete arrivati a leggere fin qui, andate a vedere cosa è successo in quegli anni, così capite perché li ho indicati) o da quando si affermò, in letteratura e nella vita di tutti i giorni, il “volgare”. Eviterei di spingermi più indietro dell’anno Mille, perché dei Romani, dei Longobardi, degli Arabi e dei Franchi non credo si possa dire che fossero italiani. Questo per quanto riguarda gli Italiani. Gli esseri umani invece esistevano già da prima e ho il sospetto che continueranno ad esistere anche quando, magari tra quattrocento anni, l’Italia non esisterà più e i nostri discendenti saranno diventati un’altra cosa. Ecco, io se proprio dovessi fare una scelta, come fanno molti razzisti, tra sentirmi italiano e sentirmi umano, non ho dubbi su cosa sceglierei. Gli esseri umani sono quella razza che è riuscita a mettere al mondo l’Odissea, Gilgamesh, la Torah, Siddhārtha Gautama (il Buddha), Bach, il gioco degli scacchi, i labirinti di Borges, Charlie Chaplin, Shakespeare, Blade Runner, Kafka, il Kung fu, la disciplina dei Samurai, la grotta di Altamira e non continuo perché non ce n’è bisogno. C’è chi si sente rassicurato dal chiudere fuori questo e altro, perché non entri più nulla, perché “l’Italia agli italiani”, perché “si stava meglio quando si stava peggio”, perché “abbiamo il 99% del patrimonio artistico mondiale” che non è così, ma se fosse non ne conoscono neanche lo 0,1%.
Io invece, che non devo scegliere tra essere italiano ed essere umano, dico che bisogna rispettare le nostre regole e a chi dice “ospitateli a casa vostra” dico che è esattamente quello che stiamo facendo perché l’Italia, quella che ha prodotto l’articolo 2 della Costituzione, è casa nostra.
Quindi, signori razzisti, se non vi stanno bene le nostre regole, potete anche cambiare paese.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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